Un «filtro», un «pettinamento» dei dati usato nella selezione delle assistenti di volo di Ita che ha discriminato le donne nella fascia 35-50 – quella maggiormente caratterizzate da esigenze di cura di figli – e quelle con familiari non autosufficienti in legge 104. L’accusa contro la compagnia di volo che ha preso il posto di Alitalia è contenuta in una class action depositata al tribunale di Roma il 30 dicembre.

CHE LE MODALITÀ della selezione per le assunzioni a Italia trasporto aereo siano state quanto meno assai innovative era già stato raccontato sul manifesto lo scorso ottobre. Ogni candidato – nella stragrande maggioranza dei casi cassintegrati Alitalia – ha dovuto postare on line un video rispondendo a molte domande. Ora si scopre che fra queste – «in violazione dei principi del Gdpr e della tutela della privacy», sostengono gli avvocati ricorrenti – c’era la richiesta di allegare «un estratto contributivo dal quale è possibile desumere le condizioni personali (malattia, handicap e maternità) dei familiari».

La class action di 44 pagine firmata dagli avvocati Maria Matilde Bidetti, Carlo De Marchis, Andrea Circi è stata presentata da una assistente di volo – scartata nonostante 20 anni di anzianità Alitalia con tre figli di cui uno disabile, per cui può avvalersi della legge 104 con permessi per poterlo assistere – e dall’Associazione nazionale lotta alle discriminazioni (Anlod) ma nelle prossime settimane sarà sottoscritta anche da un gruppo significativo delle assistenti di volo che occuparono il Campidoglio per un flash mob il 20 ottobre quando si spogliarono per denunciare la loro condizione e la contrarietà all’operazione Ita che ha imposto un taglio salariale, di riposi e ferie del 30 per cento, portando il «modello Fca» in una azienda a intero capitale pubblico.

SECONDO I RICORRENTI, Ita ha assunto il 99,9% del personale di condotta (comandanti e piloti ) e di cabina (assistenti di volo) degli aeromobili “pescando” dal bacino del settore Aviation di Alitalia anche perché grazie a questo ha ottenuto deroghe dell’Ente nazionale aviazione civile (Enac) per i programmi di addestramento previsti dalle procedure di «conversione dell’operatore» obbligatorie «quando si viene assunti» adducendo «un comune bagaglio di esperienze maturato sulle procedure di Alitalia», visto che tutti gli aeromobili utilizzati sono stati acquistati da Alitalia.
Nonostante «la omogenea provenienza del personale di cabina da Alitalia, la presenza di manodopera femminile e in particolare tra gli assistenti di volo presenta una costante ingiustificata contrazione della presenza di lavoratrici e in particolare di quelle ritenute in “età critica” per la gestione operativa dei voli per ragioni di cura familiare», quella cioè fra i 35 e 55 anni.

Dall’ascolto della registrazione, trasmessa da alcuni media e diffusa sul web, di una riunione del Comitato direttivo di Ita del primo ottobre sulle politiche di selezione del personale di cabina presieduta dal presidente Alfredo Altavilla e dai suoi più stretti collaboratori arriva proprio la definizione di «pettinamento» dei dati.

RAFFRONTANDO I DATI DI ITA con quelli di Alitalia i ricorrenti analizzano il cosiddetto «indice di femminilità»- il rapporto donna/uomo. Tra il personale di cabina al primo agosto 2021 in Alitalia era pari 1,31 (ovverosia 1,31 donne ogni uomo). In Ita si riduce di circa 14 punti contraendosi al 1,17 con un calo del 46% nella fascia 36-40 anni e del 38% nella fascia 41-45.

Su numeri molto più piccoli, le cose peggiorano drasticamente considerando le lavoratrici in legge 104. L’indice di femminilità calcolato con riferimento alla popolazione del personale di cabina che beneficia della legge 104/92 passa da un rapporto di parità tra uomini e donne in Alitalia a uno 0,30 in Ita: le donne sono inferiori ad un terzo del totale.

Le donne poi vengono penalizzate anche sotto il profilo retributivo in quanto la loro presenza tra le assistenti di volo con funzioni di responsabilità di cabina che fruiscono di una maggiore retribuzione scende in ogni fascia di età.

La class action chiede di «ordinare a Ita di adottare un piano di rimozione delle discriminazioni per genere».

Da parte sua Ita, contattata dal manifesto, fa sapere che «nella composizione del personale opera nel massimo rispetto dei criteri di diversità e inclusione» e che «i beneficiare della legge 104 del 1992 devono presentare ex novo tramite Inps la richiesta ai benefici di legge: non vi è un automatismo della pratica del passaggio tra aziende».

NEI PROSSIMI GIORNI risulta al manifesto che verrà presentata un’altra class action contro Ita che mira a ottenere «un ordine di reimpiego» (reintegro) dell’intero personale Aviation di Alitalia – oltre 3 mila dipendenti non riassunti da Ita – per la mancata applicazione dell’acquisizione del ramo d’azienda – articolo 2112 del codice civile che prevede il trasferimento anche di tutti i posti di lavoro e di tutti i diritti che ne derivano. Nella class action si farà riferimento al rifiuto della Commissione europea di fornire ai ricorrenti il parere alla base del decreto legge italiano che ha derogato al 2112 assieme al «diniego agli atti» dello stesso ministero dell’Economia che come unico azionista di Ita sostiene di non essere in possesso dei documenti sul passaggio da Alitalia.