Hanno messo il cuore e la faccia i cento giornalisti freelance che ieri hanno occupato i marciapiedi stretti sotto la sede della Federazione Nazionale della Stampa (Fnsi). Al loro presidio si sono uniti in solidarietà, tra gli altri, anche gli studenti della «Rete della conoscenza» e i freelance che si sono organizzati a Roma nelle Camere del Lavoro Autonomo e Precario (Clap).
Sono arrivati in macchina, e in treno, da tutto il paese per una contestazione senza precedenti nella storia del giornalismo italiano. Si sentono esclusi, e non tutelati dal loro sindacato, i precari e i freelance che ieri hanno chiesto le «dimissioni immediate» del segretario Franco Siddi e di tutti i componenti della giunta esecutiva della Fnsi. La manifestazione convocata sui social media contro l’accordo sull’«equo compenso» per il lavoro autonomo, ribattezzato dai manifestanti #stopfnsi «iniquo compenso», ha espresso una dura presa di posizione contro un «contratto truffa» sottoscritto il 19 giugno scorso con gli editori della Fieg «senza alcuna consultazione». Questi accordi «legalizzano lo sfruttamento e la retribuzione da fame dei giornalisti autonomi e infliggono un colpo mortale alla dignità dei lavoratori e alla libertà di stampa». Una delegazione dei freelance, fotografi e video-reporter, tesserini da giornalisti professionisti alla mano, è entrata negli uffici della Fnsi dov’era riunita la giunta per chiedere spiegazioni. Il dibattito con il segretario Siddi è stato aspro e spigoloso, come attestano i video girati e messi subito in rete. Le parti restano molto distanti, mentre i freelance esprimono «rammarico per gli attacchi personali che il segretario Siddi continua a rivolgere nei confronti di alcuni colleghi che esprimono dissenso verso le sue scelte» si legge in un comunicato diffuso al termine di una conferenza stampa. Il movimento #stofnsi si è anche impegnato a lottare perchè i 120 milioni dei fondi che il governo ha annunciato di volere stanziare per le assunzioni nei giornali, «non siano destinati ai contratti di apprendistato che pongono un limite di età che pregiudica un’intera generazione di precari». La norma è il risultato della prima applicazione della legge Poletti sui contratti a termine «acausali» che hanno sollevato dure polemiche nei mesi scorsi.
Al movimento dei freelance e dei precari ha aderito Stampa romana, decine di consiglieri nazionali dell’ordine dei giornalisti, alcune componenti sindacali e volti noti come Milena Gabanelli o Riccardo Iacona. Il dissenso sull’accordo sull’equo compenso finirà davanti al Tar. Lo ha annunciato il presidente dell’ordine Enzo Iacopino presentando una delibera votata a maggioranza. «Vogliamo così tutelare i diritti dei più deboli mortificati dall’accordo raggiunto da Fnsi e Fieg».
Sel ha chiesto al governo di ritirare la delibera sul lavoro autonomo e di incontrare i freelance. Un «no» all’accordo è giunto anche dai Cdr Mediaset, La 7 e edizioni Paoline. oltre che dalle associazioni stampa Emilia-Romagna, Toscana.