Sono settimane di scioperi e mobilitazioni a Civitavecchia. La città che si era unita nel progetto di decarbonizzazione della centrale Enel Torrevaldaliga Nord ora è spaventata dai ritardi e dai cambi di idea del governo Meloni e dei nuovi vertici delle aziende pubbliche. I più preoccupati sono i lavoratori. Che dopo un primo sciopero il 2 ottobre, oggi terranno un corteo tra le vie cittadine per denunciare una situazione oramai insostenibile.

La vicenda di Civitavecchia infatti rischia di essere il primo dietrofront che la destra al governo fa sul cammino della transizione verde.

Dopo anni di discussioni e contrasti, la società civile – sindacati, associazioni ambientaliste, associazioni imprenditoriali – era riuscita a far approvare dalla Regione Lazio (a guida Pd-M5s) un progetto di riconversione della centrale Enel che da decenni inquina tutto il territorio costiero del nord della regione. Chiusa Torrevaldaliga Nord e sostituita con una piattaforma off shore che sfrutterà l’energia eolica nelle mani da marzo di Eni e Cdp. Accanto a questo, c’era poi un altro progetto targato Enel Logistic che avrebbe garantito i lavoratori del porto (della Minosse) che scaricavano carbone: riconversione green anche qua con creazione di 150 nuovi posti.

Poi però è arrivata la guerra in Ucraina, la crisi energetica che ha portato alla decisione di ritardare la chiusura della centrale a carbone, che anzi ha lavorato a pieno ritmo per ovviare alla carenza di gas russo.

Dal punto di vista occupazionale, a Torre Valdaliga sono arrivata anche assunzioni: se i lavoratori – metalmeccanici – erano circa 400, ora sono 500, sebbene i contratti fatti siano a tempo determinato.
I ritardi al ministero sull’istruttoria del progetto e il dietrofront del nuova ad di Enel Flavio Catteneo sul progetto del porto mettono a rischio oltre 650 posti di lavoro.

Oggi a scendere in piazza saranno entrambe le categorie della Cgil: la Fiom per i lavoratori della centrale, la Filt più l’Usb per i lavoratori del porto che sono in sciopero per ben 48 ore. Il corteo partIrà alle 9 dal Tribunale fino al Comune «per rivendicare certezze sul futuro». «La decarbonizzazione non deve scaricarsi sulle spalle dei soliti, ma deve essere concretizzata con un progetto industriale e sostenibile complessivo rispettoso dell’importanza di Civitavecchia», sottolinea la Fiom che chiede che a costruire pale, rotore e piattaforma galleggiante siano gli stessi lavoratori della centrale.