Anche quest’anno, il rapporto annuale dell’istituto Observa – Science in Society appena pubblicato dal Mulino e curato da Giuseppe Pellegrini e Barbara Saracino, sfata diversi luoghi comuni. I sondaggi effettuati su un campione rappresentativo di un migliaio di persone da Observa non vanno presi come una fotografia accuratissima della realtà. Tuttavia, il confronto con un decennio di indagini analoghe mostra anche qualche tendenza solida e non scontata: l’opinione pubblica italiana non è poi così ignorante in materia scientifica né particolarmente ostile ai ricercatori. Lo dicono i dati, che sembrano contrastare con l’attualità che vede spesso scienziati e cittadinanza su sponde opposte (basti pensare alle vicende Stamina, Xylella, Ogm e Commissione Grandi Rischi).

Tra le cause principali dei dissidi, si addita spesso la scarsa alfabetizzazione scientifica. Eppure, gli ignoranti su aspetti basilari della fisica e della biologia sono in calo da dieci anni in qua. Oggi il 55% degli intervistati sa che gli antibiotici non sono efficaci sui virus (erano il 44% nel 2007) e il 60% che il Sole non è un pianeta (erano il 50%). Anche se si tratta di una conoscenza piuttosto nozionistica, è un segnale positivo, soprattutto perché la tendenza è più forte tra i giovani. Una delle cause è l’esposizione alle notizie scientifiche attraverso i media, soprattutto via web e sui social network.

Sulle questioni di rilevanza sociale, aumenta la credibilità dei ricercatori, indicati come gli interlocutori più affidabili dal 44% del campione nel 2009 e dal 60% oggi. Gli intervistati appaiono sensibili soprattutto agli aspetti più spettacolari della fisica: le istituzioni della ricerca più seguite sui social sono la Nasa e il Cern di Ginevra, che dal bosone di Higgs alla scoperta di pianeti extra-solari hanno dimostrato grande sapienza nella comunicazione delle scoperte. Tra gli scienziati, in testa figurano Stephen Hawking e Samantha Cristoforetti, protagonisti nei laboratori e nello spazio, ma anche al cinema e in Tv.

È particolarmente interessante la sezione dedicata all’opinione degli italiani sul ruolo della scienza. Aumentano i cittadini secondo cui la scienza porta benefici maggiori degli effetti negativi e ci rivela la verità sull’uomo e sulla natura. Il 61% degli italiani, ad esempio, è favorevole alle ricerche sugli Ogm. Crescono però anche coloro secondo i quali la scienza muta troppo in fretta il nostro stile di vita e minaccia vita umana e famiglia.

Eppure, i favorevoli alla gestazione per altri raggiungono ormai il 48% del campione, in crescita costante dal 27% del 2006. Il quadro è complicato ulteriormente da un altro fattore: spesso chi è più istruito è anche più diffidente, come dimostra il sondaggio sui vaccini. È forse la conseguenza dello slittamento del linguaggio della comunicazione scientifica, oggi più prossimo a quello dello spettacolo. Puntando sull’emotività, il messaggio della scienza genera sia entusiasmo che paure. Il volume di Observa si conclude con una lunga e interessante serie di dati sui luoghi in cui si svolge la ricerca. Anche queste cifre producono alternativamente conferme e smentite di opinioni diffuse. Le ricercatrici in Italia sono altrettanto numerose che in Danimarca o in Norvegia (intorno al 35% del totale) ma i paesi in cui questa percentuale è maggiore sono Argentina, Romania e Portogallo, mentre paesi come Germania, Francia o Corea arrivano in fondo alla classifica. Non desta nessuno stupore, invece, il numero dei ricercatori precari in Italia. Tra docenti a contratto, collaboratori e assegnisti, nel 2005 i ricercatori «intermittenti» erano quasi 60000. Dopo dieci anni di chiacchiere, tagli e riforme, sono più di 76000.