Ottantamila metri quadrati, cento milioni di libri che raggiungono librerie grandi, piccole e indipendenti. Siamo alla «Citta dei libri» di Stradella (Pavia), uno dei più grandi magazzini italiani. È qui che si trovano i libri di numerose case editrici che lavorano con Messaggerie Libri. Dal due giugno scorso la distribuzione è bloccata da uno sciopero indetto dal sindacato di base S.I. Cobas. Sono tre le rivendicazioni che hanno portato a un conflitto che sta producendo effetti clamorosi in tutto il paese, a dimostrazione della centralità della logistica nel capitalismo contemporaneo: la garanzia scritta dei posti di lavoro dopo l’introduzione di un macchinario che aumenterà l’automazione del magazzino; l’integrazione dell’indennità di malattia, fondamentale in un periodo di pandemia, previsto dal contratto nazionale della logistica firmato dai sindacati confederali; l’aumento dei ticket pasti da 5,29 a otto euro. Una trattativa sindacale che ha conosciuto forti tensioni. Venerdì 4 giugno la polizia ha lanciato 35 lacrimogeni e una manganellata ha rotto la mano di un lavoratore che partecipava a un presidio. Due donne sono finite in ospedale. «La vicenda sta sfuggendo di mano. Qualsiasi sciopero nella logistica di questi tempi viene attaccato in maniera brutale, con picchiatori nel caso della Fedex. A Stradella abbiamo subito cariche della polizia di una violenza inaudita» afferma Gianluca Franciosi, coordinatore territoriale del S.I. Cobas.

TUTTO È INIZIATO il primo marzo scorso quando è partita una nuova società, la C&M Books Logistics, frutto di una joint venture annunciata nel novembre 2020 da due giganti come la Ceva Logistics e Messaggerie Libri. Per dare un’idea delle dimensioni del colosso che si è formato: Ceva è una multinazionale con filiali in 160 paesi. Messaggerie è già il cuore della logistica dei libri in Italia. Una delle novità sarà l’introduzione nel ciclo di movimentazione delle merci-libri di un macchinario chiamato «Shuttle». I lavoratori temono che sarà usato per creare esuberi e licenziare tra i 100 che lavorano nel magazzino, il 43% è iscritto ai S. I. Cobas. La società lo ha escluso in un comunicato, il sindacato di base ha chiesto una garanzia scritta anche sull’assorbimento dei lavoratori anche con meccanismi di internalizzazione. L’imminente sblocco dei licenziamenti preoccupa tutti, e non poco. «Negli anni e con diverse gestioni il riconoscimento dei diritti è sempre stato difficile ed è stato ottenuto con le lotte. Nel 2018 sono state arrestate diverse persone per caporalato e mancati versamenti dei contributi. C’era un meccanismo di scatole cinesi con dieci cooperative. I lavoratori hanno subito un calvario» ricorda Franciosi.

DOPO PIÙ DI DIECI GIORNI di lotta, le trattative si sono intensificate. L’accordo potrebbe arrivare nei prossimi giorni. Ieri il ministro del lavoro Orlando ha annunciato la creazione di una task force sulla logistica con l’Ispettorato del lavoro, Inps e Agenzia delle Entrate. «È l’ennesimo annuncio per fare vedere che qualcuno dice qualcosa – sostiene Franciosi – Lo sfruttamento nella logistica non esiste da ieri. Bisogna aspettare che i lavoratori vadano in ospedale o che prendano bastonate?». Venerdì 18 giugno ci sarà lo sciopero nazionale della logistica dei S.I. Cobas, sabato 19 sono previste manifestazioni. «Il governo Draghi pensa che la ripresa sia quella delle aziende, non dei lavoratori – osserva Franciosi – Nella logistica non si sono mai fermati, hanno lavorato con la paura del Covid, le aziende non rispettavano i Dpcm, ci sono stati focolai nei magazzini. L’e-commerce ha fatto profitti enormi, ma i corrieri e i magazzinieri sono esauriti. Penalizzarli è assurdo. Questo è un gatto che si morde la coda».