Cinquestelle in catene: «Il PrecariAct schiavizza, ora denunce alla Ue»
Decreto Poletti La controproposta grillina: tornare alle causali e un "bonus" in busta paga per chi è a termine
Decreto Poletti La controproposta grillina: tornare alle causali e un "bonus" in busta paga per chi è a termine
Loro lo chiamano «PrecariAct»: il decreto Poletti ai Cinquestelle non piace, e lo hanno dimostrato prima incerottandosi (con un codice a barre) e poi incatenandosi alla Camera. Ma non basta, perché il partito guidato da Beppe Grillo annuncia una vera e propria campagna, con l’uso della «mail bombing», per denunciare queste leggi alla Commissione Ue.
Il decreto – che adesso è in itinere alle Camere per diventare legge – è «illegittimo» per i pentastellati, in quanto viola la direttiva 70 del 1999. La normativa Ue stabilisce infatti, hanno spiegato tre deputati in conferenza stampa alla Camera (di nuovo incatenati per qualche istante), che «il termine apposto al contratto di lavoro sia determinato da condizioni oggettive quali data, completamento di un compito specifico o verificarsi di un evento specifico».
Insomma, la famosa «causale» eliminata dal decreto Poletti (o meglio, già abolita per il primo anno da Monti-Fornero, e ora per tutti i 3 anni) deve essere presente nel contratto, pena la sua illegittimità.
Ed ecco la proposta: i cittadini potranno scaricare un modulo dal sito www.parlamentari5stelle.it, e attraverso quello inviare la propria denuncia alla Commissione europea. Che così sarà inondata di mail: «E se verrà decisa una sanzione, noi proponiamo che a pagarla non sia lo Stato italiano, ma Matteo Renzi, Giuliano Poletti e tutta la loro maggioranza», dicono i pentastellati.
Tutto qua? No, i Cinquestelle hanno anche una proposta alternativa, riassunta in 6 punti, per un lavoro più tutelato. Come però pensino di realizzarla, visto che non hanno i numeri e sono un po’ allergici alle alleanze, resta il problema. Dobbiamo aspettare il 2018, quando magari potrebbero vincere le politiche? «Noi speriamo in una svolta prima, già alle europee: se vinceremo ci sarà una crisi di governo, e allora si potrebbero aprire nuovi scenari», risponde sicuro il deputato Claudio Cominardi, componente della Commissione Lavoro.
In attesa della svolta, ecco i 6 punti della proposta alternativa M5S: 1) Contratti a termine con il massimo di una proroga in 24 mesi. 2) Inserimento perpetuo della causale fin dal primo contratto, come da direttiva Ue. 3) Il lavoratore a termine deve essere retribuito di più del lavoratore stabile: «indennità di flessibilità» pari al 30% in più rispetto alla retribuzione dei colleghi fissi.
E ancora: 4) Vincolo di stabilizzazione: il datore di lavoro deve trasformare a tempo indeterminato almeno il 30% dei precari per poterne assumere nuovi a termine (escludendo le ragioni sostitutive e i licenziamenti per giusta causa). Fermo restando il tetto del 20% rispetto alla forza lavoro complessiva. 5) Nell’apprendistato va reintrodotta la formazione pubblica obbligatoria per evitare sanzioni Ue: se si elimina l’obbligo di formazione pubblica, l’apprendistato diventa un semplice rapporto a termine, peraltro retribuito molto peggio. 6) Le ore di formazione dell’apprendista devono essere retribuite almeno al 50%.
I Cinquestelle si dicono anche contrari rispetto alla proposta di mediazione con l’Ncd – fatta propria dal ministro Poletti – di sostituire la trasformazione in tempo indeterminato per chi supera la soglia massima di contratti a termine con un semplice risarcimento: «I diritti non si monetizzano». Inoltre, le deputate Silvia Chimienti e Tiziana Ciprini ricordano che «la vera quadratura del cerchio sarà aggiungere alle garanzie che proponiamo, anche un reddito di cittadinanza: la flessibilità sia un’opportunità, non una schiavitù».
Va detto che per finanziare un serio reddito di cittadinanza vanno trovati molti miliardi, quindi sarebbe anche interessante conoscere nel dettaglio le possibili coperture. Infine, il movimento Cinquestelle denuncia la «mancanza di trasparenza con cui Pd e Ncd hanno condotto tutta la discussione sul “Poletti”: avevamo chiesto tornasse in Commissione per correggerlo, e il voto palese per tutti gli emendamenti. Ci è stato risposto picche, opponendoci regolamenti risalenti al 1958».
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