A dispetto della retorica mercantile, che vorrebbe i racconti come un genere di secondo piano, è dalla forma breve che stanno venendo fuori i libri di gran lunga più interessanti. Il romanzo, così come lo abbiamo inteso fin qui, è sabotato dal mercato e dalle classifiche. Per chi vuole tentare strade letterariamente più ambiziose, non resta che sincopare, rifiutare il diktat dell’immedesimazione a tutti i costi, prolungata e ad alta temperatura emotiva.

Per far scattare il fuorigioco, il racconto si offre oggi come privilegiato strumento di rottura. David Szalay, con Tutto quello che è un uomo (Adelphi, traduzione di Anna Rusconi), Federico Falco, con Silvi e la notte oscura (Sur, traduzione di Maria Nicola) cui andrebbe aggiunto almeno La donna che leggeva racconti, di Lucia Berlin (Bollati Boringhieri, traduzione di Federica Aceto), ripescato dal passato ma caduto come un evento nel presente, sono fra i risultati più sorpendenti dell’ultima stagione.

A questi libri si aggiunge ora Bestiario sentimentale, di Guadalupe Nettel (La nuova frontiera, eccellente la traduzione di Federica Niola, pp. 128), cinque racconti in cui c’è un tale concentrato di bellezza, un universo stilistico così personale, che l’eco di ogni pagina riverbera ben oltre la fine del volume. Il tema è molto chiaro e rimanda a una delle matrici stilistiche dell’autrice messicana, il fantastico: gli animali abitano le nostre vite, ci fanno da specchio, ci mostrano quanto sia poco rassicurante il mondo degli umani. Colonie di scarafaggi che invadono come un esercito la casa, due pesci rossi che raccontano, morendo, la fine di un amore, funghi che coprono il corpo di due amanti instaurando un legame perturbante, una vipera avvelenata per vendetta, una gatta incinta con una padrona nella stessa condizione.
Dietro i racconti di Guadalupe Nettel si sente il magistero di Edgar Allan Poe e di Julio Cortazar, eppure gli esiti vanno in una direzione tutta nuova. Il fantastico non è più alternativo alla realtà, non la mette in discussione: è la realtà degli uomini ad avere venature incontrollabili. L’amore è una forza originaria, di natura: provare a raccontarla tenendo fuori la natura stessa, il mondo animale e vegetale, significherebbe rifugiarsi dentro i confini rassicuranti di narrazioni che rifutano il mistero.

Di Guadalupe Nettel sono già usciti un romanzo, Dopo l’inverno, e un testo in prosa spurio, tra romanzo e memoir, Il corpo in cui sono nata, entrambi tradotti da Federica Niola per Einaudi. La retorica stantìa di cui sopra, ha fatto sì che si optasse per la prudenza, trascurando il fatto che i risultati di gran lunga migliori di questa autrice sono proprio nei racconti. Un plauso dunque alla Nuova Frontiera, che ci sta facendo entrare finalmente dalla porta principale nell’universo letterario di una delle scrittrici più significative della letteratura di lingua spagnola di oggi.