Il cinquantesimo anniversario dell’invasione della Cecoslovacchia da parte dei Paesi del Patto di Varsavia ha smosso gli animi a Praga. A dare il tono all’occasione è stata la tradizionale commemorazione davanti alla sede della radio pubblica in viale Vinohradská. A scatenare un rigurgito anticomunista di qualche centinaio di presenti (per lo più over 50) è stato il premier Andrej Babiš, accusato di essere stato collaboratore del servizio segreto Stb e soprattutto di aver riportato, con un patto di appoggio esterno, i comunisti al governo.

«Agenti dell’Stb qui non ne vogliamo», parte il coro mischiato a fischi che coprono il breve discorso del premier. Babiš, protetto dalla scorta, legge puntando gli occhi sul foglio ed evitando di incontrare con lo sguardo i contestatori. Solo verso la fine ringrazia ironicamente «i nostri sostenitori, la cui opera ci fa salire nei sondaggi». Atmosfera più calma a Bratislava, dove il premier Peter Pellegrini ha deposto dei fiori alla tomba di Alexander Dubcek e ha visitato una mostra fotografica in piazza senza contestazioni.

Nel pomeriggio la battaglia si sposta a Bubenec, il quartiere praghese delle ambasciate. Al centro dello scontro la statua del maresciallo Ivan Konev, le cui truppe entrarono a Praga nel maggio del 1945. Negli ultimi mesi, complice la campagna elettorale alle porte, il consiglio comunale di centrodestra si è ricordato della statua decidendo di installare alcune targhe esplicative, in cui viene sottolineato il ruolo del comandante sovietico negli interventi in Ungheria del 1956, nella Ddr nel 1961 e, in maniera più defilata, nel 1968. La targhe, inaugurate ieri, hanno suscitato le ire dell’ambasciata russa e le contestazioni dei comunisti di Kscm venuti a difendere la memoria storica dell’Armata Rossa.

21 Agosto 1968, Praga, Piazza Venceslao, foto di Vladimir Lammer

Tuttavia a molti membri di Kscm, erede del partito comunista normalizzato, non spiace affatto l’invasione del 1968. «Una parte dei provvedimenti di allora (presi dalla dirigenza di Dubcek, ndr) mi ricorda l’implementazione di elementi capitalistici e la restaurazione del capitalismo tour-court», ha fatto sapere il deputato Stanislav Grospi ravvivando le tesi sulla controrivoluzione avanzate dai sovietici all’epoca. Il segretario generale del partito, Vojtêch Filip, si è invece fatto notare con la sua singolare tesi, secondo cui l’invasione non fosse imputabile ai russi ma piuttosto agli ucraini, ben più influenti, a suo dire, dei russi nella direzione del Pcus dell’epoca.

La bizzarra uscita di Filip reagisce alle letture, che imputano l’invasione non al sistema di potere vigente nel Patto di Varsavia ma un a-storico imperialismo russo. Ovviamente queste narrazioni sono state ravvivate dalla crisi ucraina e talvolta le utilizzano anche i politici di centro-destra lanciandosi in improbabili paragoni. Ad esempio, il leader del maggior partito del centro-destra, l’Ods, Petr Fiala, ha incitato, nella sua riflessione sull’invasione, a trattare come traditori della patria tutti quelli, «che vogliono indebolire i nostri legami con l’ovest democratico», ossia chiunque abbia dubbi sulla Nato, il capitalismo o la libertà di mercato.

In questo coro di voci, una è rimasta assente. Il presidente della Repubblica Miloš Zeman ha rinunciato a tenere un discorso riguardante l’anniversario. «Il presidente ha detto quello che c’era da dire cinquant’anni fa», ha affermato il suo portavoce sottolineando la storia personale di Zeman, cacciato dal partito comunista nel 1970 per dissenso con l’occupazione. A prendere il suo posto sarà lo slovacco Andrej Kiska, che, per un gioco della sorte, avrebbe voluto entrare nel partito comunista normalizzato negli anni Ottanta ma fu rifiutato dai, non severissimi, dirigenti di partito.

Ma le commemorazioni non sono dominio esclusivo della politica. Sono state numerose, in questi ultimi giorni, le iniziative culturali. A dominare soprattutto le “trasmissioni in diretta” e le mostre fotografiche, in cui non mancano mai gli scatti di Josef Koudelka. Questo tripudio di fatti minuto per minuto e di immagini autentiche nasconde tuttavia una debolezza sul lato della riflessione ed elaborazione storica.