«Non costringeteci a spegnere i nostri proiettori», scrivono i ragazzi del Cinema America in un comunicato diffuso ieri: l’associazione romana spiega infatti di essersi vista negare dalle distribuzioni a cui si è rivolta 120 dei 140 film richiesti per le rassegne estive – Il Cinema in Piazza – a San Cosimato, Ostia e La Cervelletta, che senza film rischiano di non partire. «Siamo sotto ricatto», aggiungono, e indicano quelli che per loro sono i responsabili: Anica e Anec, che a detta dei ragazzi del Cinema America vorrebbero obbligarli a trasformare le loro rassegne gratuite in proiezioni a pagamento.

IN RISPOSTA L’Anica accusa l’associazione di diffondere «fake news gravissime». L’Anica, prosegue il comunicato, «ha sempre guardato con simpatia all’esperienza in piazza San Cosimato. Non esiste un solo atto, in particolare, che possa riferirsi a iniziative di segno opposto da parte di Francesco Rutelli (presidente dell’associazione, ndr)». Nel corso della giornata i ragazzi del Cinema America diffondono dei documenti a sostegno della loro tesi: delle lettere dell’Anica risalenti al 2018 e al 2019 inoltrate al Ministero dei beni culturali e alla presidenza della Regione Lazio che «stigmatizzano con fermezza il concetto di gratuità della fruizione cinematografica» e ne chiedono l’abolizione, mentre in una lettera dell’Anec Lazio ai direttori commerciali delle società di distribuzione viene dichiarata la «assoluta e ferma contrarietà» alle proiezioni gratuite. Anche altre associazioni che programmano rassegne ad accesso libero su tutto il territorio nazionale – il Laboratorio di Quartiere Giambellino Lorenteggio, Scendi c’è il Cinema di Milano, Il FurgonCinema delle aree terremotate del Centro Italia e La Guarimba della Calabria – hanno detto di essersi visti negare i film richiesti alle distribuzioni.

E FRA I DOCUMENTI pubblicati ieri anche il carteggio – risalente all’anno scorso – dell’associazione Piccolo America con un’agenzia di Londra, che negava l’autorizzazione a proiettare alcuni film precedentemente concessi alla rassegna, citando delle linee guida che scrive di aver ricevuto dall’ Anica rispetto alle proiezioni all’aperto. Un carteggio e delle lettere che nel corso della «battaglia» andata avanti tutto il giorno l’Anica definisce una «caotica e sconclusionata diffusione di vecchie email prive di intestazione, delle disinformazioni e dei resoconti di incontri avvenuti due anni fa che nulla hanno a che vedere con il contesto attuale». In realtà, continua la nota, «vi si conferma la trasparenza e la corretta condotta di Anica. A parte la diffusione di testi a noi sconosciuti o apocrifi, l’unica evidenza che scaturisce da email private di soggetti da noi non conosciuti indica ’la grande notizia’ del supporto di Anica all’Associazione Piccolo America» – a cui fa riferimento una delle mail con l’agenzia . «Per il resto si tratta di alcune delle note che hanno portato agli accordi resi pubblici, sia nel 2018, che nel 2019. Per quest’anno 2020 non ci sono state richieste di incontri, né confronti, né tantomeno – ovviamente – dinieghi di alcun tipo». Ma, dice il presidente dell’associazione Piccolo America Valerio Carocci, ci sono documenti di questo stesso tenore relativi anche al 2020, che per il momento hanno deciso di non rendere pubblici: «Ogni cosa a suo tempo».

Il mese scorso Il Cinema in Piazza era stato al centro di una polemica con gli esercenti di Roma, che lamentavano una concorrenza sleale da parte dell’iniziativa proprio nel momento in cui le sale cercano tra mille difficoltà di ripartire dopo la lunga chiusura imposta dalla pandemia di Coronavirus: sale a cui è legato il lavoro e la retribuzione di centinaia di persone, dalla biglietteria alla sala di proiezione.

PER CAROCCI però la pandemia non c’entra nulla con l’ostilità nei confronti del Cinema in Piazza: «Questa guerra nei nostri confronti è cominciata nel 2018. Ma è evidente a tutti che non siamo noi il problema dell’industria cinematografica». E, aggiunge, «non esiste concorrenza perché c’è una differenziazione del prodotto»: il Cinema in Piazza non proietta infatti anteprime ma solo film già usciti in sala. «L’offerta culturale gratuita è un servizio che lo Stato dovrebbe garantire, previsto dalla Costituzione. In tutto il mondo, dai teatri ai musei, ci sono eventi gratuiti che non entrano però in competizione con quelli a pagamento grazie alla differenziazione dell’offerta». A Trastevere «le arene non si sono svuotate a causa della nostra. È una cosa che negli anni abbiamo sempre monitorato proprio per verificare che la nostra iniziativa non avesse un impatto negativo sul territorio circostante».