Uscito in Cina lo scorso weekend, Bohemian Rhapsody – il biopic sul cantante dei Queen Freddie Mercury, vincitore dell’Oscar al miglior attore protagonista Rami Malek – è stato «depurato» delle scene e i dialoghi che alludono all’omosessualità del protagonista e all’Aids, che ha ucciso Mercury nel 1991.
Le censure sono state individuate dagli stessi spettatori – alcuni di loro hanno detto di essersi resi conto che non sempre i sottotitoli corrispondevano a quanto veniva detto sullo schermo, e che certe sequenze non risultavano ben comprensibili – ma erano già previste da tempo: delle fonti citate il mese scorso dall’«Hollywood Reporter» prevedevano i tagli censori affinché il film potesse venire distribuito nelle sale cinesi.

E negli stessi giorni in cui è stato annunciato che Bohemian Rhapsody sarebbe uscito in Cina – una decisione per nulla scontata visti i temi trattati, benché la distribuzione sia limitata – molti utenti dei social media del Paese asiatico lamentavano l’intervento della censura sul discorso di ringraziamento di Rami Malek agli Oscar, andato in onda sul sito streaming cinese Mango Tv. «Abbiamo fatto un film su un uomo gay, un immigrato», aveva detto Malek, ma nei sottotitoli «uomo gay» è stato sostituito con «gruppo speciale».

SECONDO le testimonianze, il momento del film su cui la censura è intervenuta più pesantemente è quello in cui Mercury comunica al resto della band di avere l’Aids: i dialoghi sono stati silenziati e i sottotitoli sono scomparsi. A scomparire è anche la scena in cui fa la sua prima comparsa il compagno del cantante Jim Hutton, e l’intera sequenza dedicata alle riprese del video di I Want to Break Free, dove i Queen sono vestiti con abiti femminili (il video musicale all’epoca fu censurato anche negli Stati uniti).

Per alcuni, al di là delle censure l’uscita di Bohemian Rhapsody in Cina è comunque una vittoria. Il musicista cinese Le Fil, in un suo intervento sul «Guardian», lo definisce «un passo nella giusta direzione». Alla «Cnn», il documentarista e attivista Fan Popo ha invece detto: «Se tutti si accontentano di una simile ’vittoria’ il mondo intero si sottometterà all’autorità, gli autori non verranno rispettati e non ci sarà protezione dei diritti del pubblico».