«Una bella assemblea, con realtà differenti, dai centri sociali alle associazioni al Pd, un mondo variegato della sinistra sociale cittadina che negli anni ha scontato tante occasioni mancate, prima di tutto l’assenza di un progetto comune». Trentenne, protagonista di una vittoria quasi epica al Municipio VIII di Roma, giovane bomber della sinistra cittadina, Amedeo Ciaccheri racconta l’assemblea della «Città emergente» dello scorso giovedì a SpinTime, luogo concreto – occupato – ma anche simbolico, dove padre Krajewski, elemosiniere del papa, andò a riallacciare la luce. All’incontro si è discusso di Roma e delle future elezioni. «Un ottimo inizio, ma deve essere un pezzo di un puzzle. Spero che da qui il Pd si attivi, si inneschi».

C’è ritardo nel confronto sul futuro del Campidoglio?

Sì, e siamo al limite massimo. O si avvia un processo che metta in moto energie, o tra qualche mese parleremo di una proposta senza corpo, di un nome calato dall’alto. Con l’esito già scritto.

Il Pd è frenato dal fatto che a Roma i 5 stelle sono avversari ma al governo sono alleati?

Il Pd è la forza più importante dell’opposizione in Campidoglio e ha la responsabilità di un processo coalizzativo. Su Raggi c’è poco da fare: il giudizio della città è definitivo. Il Pd si deve mettere a disposizione di un dibattito più largo sulla città che verrà. Dopo tre anni di opposizione, non vedo spazi per il trasformismo.

Il Pd romano non è allineato a quello nazionale. Anche questo lo rallenta?

Siamo tutti siamo in ritardo. Dopo il voto c’è stata una crisi di identità di tutto il centrosinistra e della sinistra. Ora bisogna coagulare le tante realtà, partitiche e sociali, in un progetto comune. Debbono cominciare a manifestarsi pratiche e linguaggi che diano alla città la possibilità di farne un discorso proprio e non solo un confronto di ceti politici.

In cosa ha fallito Raggi?

Sull’ordinaria amministrazione – immondizia, trasporti, lavori pubblici, buche – fino all’autorevolezza della città, il suo standing. Dopo la rinuncia alle Olimpiadi Roma, comunque la si pensi, ha perso tutte le occasioni. Nel dibattito su Roma Capitale, la riforma di cui la città ha bisogno, la sindaca non è riuscita a diventare interlocutrice del governo. I sindaci di altre capitali europee – Ada Colau, Beppe Sala, Sadiq Khan – dalle città hanno costruito una nuova storia anche della sinistra.

Sala viene eletto sull’onda di Expo. Dallo stadio alle partecipate, come farete a costruire un fronte ampio a Roma?

Spero che da ora tutte le forze della città costruiscano una piattaforma di discussione in cui si definiscano le grandi scelte sul futuro della città. Serve un sano metodo confederalista grazie al quale ascoltare ogni territorio e farne convivere le esigenze in un processo comune.

Vi siete riuniti nello stesso luogo delle sardine. C’è un filo?

È stato un bel segnale, il loro. Ci siamo ritrovati a SpinTime perché è un luogo accogliente e non ‘restringente’. Siamo all’inizio di un confronto che dovrà essere larghissimo. Dalle sardine va colto con umiltà il contributo a evitare il rischio dell’uomo solo al comando.

La destra sembra destinata a vincere in Campidoglio. Si può davvero battere?

È la priorità. Ma per batterla serve un’opposizione vera, sociale. Serve costruire un fronte ampio, con serietà, come abbiamo fatto nel Municipio VIII, dalle esperienze della sinistra più radicale al Pd a Calenda.

Con le primarie?

Sono uno strumento importante. Ma prima serve una coalizione che non sia un accordo fra partiti ma un innesco di un processo di idee e capacità di ascolto della città. Le primarie servono a scegliere la migliore leadership. Serve la lucidità di capirlo ora.

Lei si candida?

Io sono a disposizione per dare il massimo contributo a lavorare perché questo processo parta. Poi sarà responsabilità di tutti che sia serio, che non viva sui nomi. Vedremo quel che succederà, ma la strada è ancora abbastanza lunga perché possa essere un processo vero. Ma se aspettiamo ancora non avremo il tempo per fare una cosa seria. E ci consegneremo a una scelta costruita su gambe poco credibili, che finiranno per non dare un’alternativa democratica a Roma.