Un ragazzo suona il sassofono ogni giorno in riva al fiume. Si esercita con tenacia ascetica sfidando le sue possibilità fisiche di resistenza. Il suo sogno è diventare «il più grande jazzista del mondo». Il giovane è Dai Miyamoto, protagonista del manga Blue Giant ad opera di Shinichi Ishizuka.
Dopo Francia e Germania approda finalmente anche in Italia da J-Pop che lo pubblica in eleganti volumi di dimensione superiori all’originale raccogliendo due albi dell’edizione giapponese in uno. Il fumetto ha avuto un grande successo di pubblico e di critica tanto da essere arrivato alla terza serie, dopo la prima sono seguiti Blue Giant Supreme dove il nostro eroe si reca in Germania ed è in corso di pubblicazione Blue Giant Extreme, ambientata negli Stati Uniti. Per il prossimo anno è prevista l’uscita di un anime, i film di animazione che in genere certificano il successo delle produzioni a fumetti. Forte dei suoi quasi sei milioni di copie vendute dal 2013, quando apparve per la prima volta in edicola, Blue Giant rappresenta un capitolo fondamentale della lunga e ricca storia dei rapporti tra jazz e fumetti. Va detto che il jazz ha sempre avuto un ruolo nel fumetto giapponese per effetto della sua penetrazione nella società a seguito della egemonia culturale statunitense seguita alla sconfitta della Seconda guerra mondiale. Oggi il jazz in quel paese ha mantenuto un mercato importante sia discografico che concertistico. Il Giappone è il secondo mercato mondiale del fumetto e i manga hanno invaso letteralmente tutti gli altri maggiori mercati: Stati Uniti, Francia e Italia. Non sarà sfuggito ai lettori dei supplementi culturali il piazzamento costante ai primi posti di vendite delle traduzioni dei fumetti del Sol Levante. Abituati a coprire ogni ambientazione possibile per le loro avventure, come accadeva nella Golden Age dei comics statunitensi, i mangaka hanno spesso citato le note blu a partire dal maestro Katsuhiro Otomo, il creatore del capolavoro Akira. Il manga probabilmente più conosciuto sul jazz è stato Jammin’ Apollon scritto e illustrato da Yuki Kodama, poi divenuto un fortunato film d’animazione. Blue Giant ha potuto contare perciò su un terreno fertile anche se non era così scontato il suo grande successo.

DRAMMA E HUMOUR
La storia racconta la scoperta del jazz da parte del giovane Miyamoto e lo segue dai primi approcci fino alla carriera professionale che lo porterà in giro per il mondo. La narrazione è fresca e alterna momenti di toccante drammaticità a gag umoristiche come è d’abitudine nel fumetto giapponese. Da segnalare la bella scelta di aggiungere alla fine di ogni albo una intervista a personaggi del fumetto, come una sorta di indagine documentaria, che parlano del loro rapporto con il protagonista evocando così un’aura leggendaria su di esso e creando un efficace senso di attesa. Disegno e sceneggiatura sono molto curate e la lettura è estremamente piacevole consentendo al lettore di avvicinarsi al mondo del jazz sia nei suoi aspetti musicali che in quelli sociali e relazionali. Il riferimento principale è al jazz mainstream e ai suoi eroi come il sassofonista John Coltrane ma nel corso della serie troveremo anche musicisti d’avanguardia come Cecil Taylor. L’elemento che rende questo fumetto particolare e importante sta nell’ottica con la quale viene collocata questa musica. Il jazz infatti è da sempre un argomento narrativamente interessante per la ricchezza dei riferimenti storici, culturali e sociali, per il potente contenuto drammatico delle vite dei suoi protagonisti e infine per la sua decisa natura autobiografica. Molte sono le storie a fumetti pubblicate di recente, in particolare le biografie, genere editorialmente accattivante rivolto agli appassionati. Citiamo in ordine sparso: Thelonious Monk di Youssef Daoudi, Pannonica de Koenigswarter di Stephane Tamaillon e Priscilla Horviller, Charles Mingus dell’autore di queste note e Squaz, Django Reinhardt di Efa e Rubio, Charlie Parker di Dave Chisholm. Altro filone è quello della fiction nella quale spesso appaiono ambientazioni e personaggi legati al mondo della musica afroamericana. In particolare è interessante come una nuova onda di fumetto horror la utilizzi sfruttandone il potenziale legato alla magia, alla spiritualità e al soprannaturale. È il caso di Blue in Green di Ram V e Anand RK.
In genere però, soprattutto nel fumetto europeo, la collocazione temporale del jazz è nel passato mitico ed eroico dei pionieri e degli eroi maledetti oppure nelle torbide atmosfere noir. Anche Horacio Altuna, maestro argentino famoso per i suoi fumetti erotici, dopo aver scritto il potente Hate Jazz di ambientazione contemporanea, per i disegni di Jorge Gonzalez, è all’opera su una storia in quattro parti che vuole essere una sorta di storia del jazz dalle origini agli anni Sessanta attraverso la vita di un batterista mediocre e scanzonato. Per ora sono state pubblicate le prime tavole sulle pagine della rivista Orsay in attesa che un editore decida di produrre la serie. Del talento grafico di questo disegnatore si possono ammirare le sue prime prove in Charlie Moon, su testi di Carlos Trillo, appena ristampato da Cosmo Editore che testimonia di un legame con il jazz che ha una lunga storia.

UNA MATERIA VIVA
Rispetto a queste opere, il cui valore non è qui in discussione, Blue Giant si pone come un fumetto decisamente innovativo. Il jazz è materia viva e attuale. Lungo le direttive del romanzo di formazione nel quale il protagonista cresce e apprende le lezioni della vita attraverso esperienze familiari, incontri con maestri, confronto con i coetanei, facciamo conoscenza del mondo del jazz. Non solo dei meccanismi con i quali questa musica si suona, si impara e dei motivi per i quali è in grado di suscitare fortissime e indelebili emozioni ma anche dei suoi luoghi: negozi di strumenti musicali, jazz club, sale prove, festival. Miyamoto è un ragazzo dei nostri giorni, un ragazzo semplice e normale come lo sono il suo abbigliamento, i suoi consumi alimentari, le case in cui vive. Blue Giant ci restituisce con la sua narrazione realistica, il dinamismo enfatizzato delle performance nel quale il manga ha sviluppato un linguaggio unico attraverso l’uso estremo delle linee cinetiche e della costruzione delle inquadrature, la gestione perfetta dello sviluppo narrativo, la caratterizzazione dei personaggi, una immagine della quotidianità del jazz che nessuno prima d’ora aveva tentato.
Vi si affrontano in modo onesto le difficoltà nel suonare e proporre questa musica senza nessuna concessione a inutili lamentazioni o presupposti eroismi. La tenacia e la dedizione del protagonista sono proposti come valori positivi, secondo le regole del genere manga spokon, il fumetto di ambientazione sportiva. Ma lo sono anche il suo candore, l’ironia, la leggerezza. Depurato dagli stereotipi sul maledettismo il jazzista è una persona con pregi e difetti ma che possiamo sentire vicino a noi, e sicuramente lo sentono vicino i suoi giovani lettori. Blue Giant insomma rende un valido servizio al jazz e alla sua divulgazione avvicinandolo ad un pubblico giovanile che in genere ne è allontanato da una narrazione elitaria che non corrisponde minimamente alla realtà storica. D’altronde il suo autore Shinichi Ishizuka, cinquantuno anni, fumettista autodidatta, afferma entusiasta: «Voglio che i giovani percepiscano quanto è fico il jazz! Io sono una di quelle persone che è stata cambiata dal jazz e voglio dire chiaramente a loro che il jazz è fantastico!».