La notizia divulgata alcuni giorni fa che l’Iwanami Hall chiuderà le sue attività a fine luglio, a causa del calo di spettatori dovuto alla pandemia, ha colto di sorpresa molti degli addetti ai lavori e degli amanti della settima arte che grazie a questo teatro nel distretto di Jimbocho, a Tokyo, hanno potuto scoprire un cinema di ampio respiro internazionale. L’importanza di questo spazio e dell’Equipe de Cinema, il gruppo che negli ultimi cinquant’anni ha gestito e organizzato le attività del teatro, vanno però ben oltre il lavoro di distribuzione, infatti l’Iwanami Hall ha spesso funzionato come un vero e proprio spazio dove veniva creata ed esperita la cultura cinematografica in senso totale.
L’idea di costruire un palazzo dedicato alle arti performative e al cinema nasce alla fine degli anni sessanta quando Yujiro Iwanami, all’epoca presidente di Iwanami Shoten, una delle più grosse case editrici giapponesi, decide di far costruire un edificio separato dalla sede della compagnia madre.

NEL 1968 nasce quindi l’Iwanami Hall, all’interno dell’Iwanami Jimbocho Building, dapprima come centro polifunzionale dedicato a varie arti, ma nel 1974, con la formazione dell’Equipe de Cinema, si trasforma definitivamente in un cinema capace di ospitare circa 200 spettatori. Figura cardinale per le attività che si sarebbero svolte nei decenni seguenti nel cinema attraverso il gruppo è Etsuko Takano, proveniente da un’ esperienza nella distribuzione con Toho, che avrebbe svolto il ruolo di direttrice del cinema fino alla sua morte nel 2013.
La filosofia che ha animato il teatro in tutti questi anni è stata un’attenzione particolare per film provenienti da zone poco coperte dalla distribuzione tradizionale giapponese come America Latina, Asia e Africa, la prima proiezione nel febbraio del 1974 fu infatti Il mondo di Apu di Satyajit Ray. Ma in questo cinema sono passati anche moltissimi film dall’Europa e autori quali Ermanno Olmi, Paulo Rocha, László Ranódy, Theo Angelopoulos, e dalla fine degli anni settanta anche lavori giapponesi che non avrebbero trovato altrimenti spazio in altri teatri dell’arcipelago. In questo senso uno dei lasciti più importanti dell’Iwanami Hall è il fatto di aver svolto da apripista e da modello per il boom dei mini-teatri giapponesi degli anni ottanta, i cinema indipendenti che sono sorti in tutto il Sol Levante e che così tanto hanno contribuito a disseminare lungo l’arcipelago la passione per un cinema diverso da quello portato avanti dalle grandi case di produzione.

A CAVALLO fra gli anni settanta e ottanta il teatro, sempre attraverso l’Equipe de Cinema e Etsuko Takano, ha anche favorito la creazione, quando non la produzione, di alcuni film giapponesi. Forse il caso più importante è quello legato alla documentarista Sumiko Haneda che dopo aver mostrato a Takano Ode to Mt. Hayachine, un lungo lavoro su un villaggio di montagna e le sue tradizioni, film che aveva realizzato come dono e testimonianza solo per gli abitanti del villaggio, venne convinta a farlo proiettare all’Iwanami Hall. Il documentario fu inaspettatamente un successo e nel 1982 fu proiettato per più di un mese, successo convinse Haneda a diventare una regista indipendente.

SI SCRIVEVA più sopra di come l’Iwanami Hall e l’Equipe de Cinema abbiano contribuito in modo sostanziale allo sviluppo della cultura cinematografica del Sol Levante di questi ultimi cinquant’anni. Non solo attraverso i film proiettati, ma anche grazie ad un serio impegno con la parola scritta, le pubblicazioni che accompagnavano tutti i film lì proiettati infatti, sono stati più che volantini veri e propri libretti che contenevano le parole dei registi, di critici e altre considerazioni teoriche e tecniche sui lavori presentati. Nel senso di tristezza che ha dilagato tra gli appassionati, un evento che si spera non sia il primo mattoncino di un effetto domino, è bene che questa chiusura sia anche un modo per celebrare ciò che è stato fatto in questi cinquant’anni e il fatto che sia stata principalmente un’avventura al femminile di Takano, ma anche di Iwanami Ritsuko, dal 2013 direttrice nella sala.