L’ultima, inattesa, fermata del caso dell’estate del pallone è a Parigi. L’epilogo del mercato porta Mauro Icardi al Paris Saint Germain, prestito con diritto di riscatto, una settantina di milioni di euro potenziali nelle casse dell’Inter tra circa un anno, fermando così la causa che la punta argentina stava preparando, per atteggiamenti discriminatori, contro il club milanese. E quindi per il rotto della cuffia tutti contenti o quasi (meno il Napoli e la Juventus, che hanno atteso a lungo la conclusione della vicenda): da Icardi che aveva rifiutato ogni altra destinazione alla moglie-procuratrice Wanda, poi Marotta e Antonio Conte, che si sono ritrovati una mina nello spogliatoio, un attaccante da oltre 120 reti in pochi anni pronto a portare la società in tribunale per allenamenti a parte, esclusione dalle sedute tattiche. E invece.L’affaire Icardi ha dominato le ultime ore del mercato, dividendosi i titoli di siti e quotidiani con l’ennesimo caso di intolleranza in Serie A, ovvero i buu razzisti verso l’attaccante belga dell’Inter Romelu Lukaku, dopo l’esecuzione di un rigore durante la gara di domenica sera trau Cagliari e nerazzurri (cagliaritani recidivi, nella scorsa stagione stesso trattamento riservato all’ex juventino Moise Kean, la Lega calcio ha annunciato per ottobre un’iniziativa contro il razzismo), senza dimenticare lo sconcertante omaggio delle curve nel derby di Roma (e non solo) al capoultrà delle Irriducibili Fabrizio Piscitelli, Diabolik, ucciso qualche settimane fa nella Capitale.

PER IL RESTO, l’ultima giornata di un mercato infinito che si è infiltrato nei primi due turni di campionato ha regalato qualche munizione in più al Milan, che si è portato a casa dall’Eintracht Francoforte l’ex fiorentina Ante Rebic, spedendo in Bundesliga l’oggetto misterioso Andre Silva. E se i rossoneri hanno tentato sino al gong di regalarsi anche l’ala brasiliana Taison, per ridisegnare l’assetto offensivo, si è attivata anche la Roma, con l’arrivo di Mkhitaryan, talentuoso trequartista armeno ex Arsenal, con il meglio della carriera esibito davanti al pubblico del Borussia Dortmund. Anche in questo caso la formula è stata la solita del mercato, una specie di pagherò oppure no, prestito con diritto di riscatto. Mentre chi ha garanzie di poter onorare dei pagamenti, lontano dalla scure del Financial Fair Play, ha azzardato il prestito con obbligo di riscatto, una specie di pagamento dilazionato. L’equazione che ha condotto in maglia giallorossa Nikola Kalinic (con Schick al Lipsia), l’ex punta di Fiorentina e Milan, che ha vissuto da caratterista qualche mese all’Atletico Madrid di Diego Simeone, prima di innestare la retromarcia per il torneo italiano.

LE ALTRE BIG del torneo non hanno aperto la borsa negli ultimi minuti. E quindi per il Napoli niente James Rodriguez, il trequartista colombiano del Real Madrid che il club azzurro aveva messo nel mirino da svariati mesi, provandolo a portare in Campania solo in prestito: Ancelotti l’aveva piazzato al top delle sue preferenze, meno entusiasmo invece – anche per il peso dell’operazione finanziaria e per l’età del calciatore – per il presidente Aurelio De Laurentiis, invece scatenato nella scia di Icardi, che ha declinato l’offerta napoletana per la seconda volta in tre anni. Il club partenopeo ha invece riempito la cassa, con la cessione di Chiriches (due milioni per il prestito, altri 11 per l’obbligo di riscatto) al Sassuolo e (forse) anche Simone Verdi, finito al Torino per un assegno da 25 milioni da onorare nella prossima stagione. Mentre la Juventus non riesce a liberarsi degli esuberi doc che si ritrova in rosa, da Mandzukic (ha rifiutato ogni destinazione) a Emre Can, Rugani, Matuidi, anche Dybala, bloccato dalla mancata partenza di Neymar per Barcellona, che avrebbe consentito al Psg di investire sull’argentino. Il compito più duro ora tocca Maurizio Sarri, che deve escludere cinque nomi di spessore dalla lista per la fase a gironi di Champions League.