Siete una donna, con le classiche conformazioni da donna. Se provate ad indossare un paio di jeans da uomo, molto probabilmente vi staranno malissimo: la vita troppo larga, i fianchi troppo stretti, il sedere mortificato e così via. È chiaro che non sono stati disegnati per un corpo femminile. Fortunatamente, non siete costrette ad indossare jeans da uomo, visto che sono in vendita modelli disegnati appositamente per le donne.

E così per le scarpe, le mutande e tutta una serie di cose. Ma le chitarre no. (Quasi) tutte le chitarre in commercio sono state disegnate e create a misura del corpo medio maschile.

Perché? In media, le mani di una donna sono più piccole di quelle di un uomo (del 10%, dicono, come il peso e l’altezza). Sempre in media, l’avambraccio e la mano di una donna hanno meno forza di quelli di un uomo. Una donna quindi parte svantaggiata se è costretta a suonare una chitarra disegnata per il fisico maschile. Creare chitarre più adatte al fisico medio femminile era un’idea talmente scontata che ovviamente nessuno c’aveva pensato.

Questo fino al 2000, anno in cui Tish Ciravolo, una musicista californiana, fonda Daisy Rock Girl Guitars. Tish, che ha solo tredici anni quando la sua migliore amica Barbara le insegna a suonare la chitarra, sa per esperienza personale quanto può essere demoralizzante imparare a suonare con uno strumento troppo grande e pesante. Ciò nonostante, dopo tre anni è già in tour, con la band Plateau. Negli anni ’80, determinata a diventare una rock star, Tish è attratta da quello che diventerà il suo strumento principale: il basso (che oggi suona nella bandaASSafrASS). Suona in numerosi gruppi, ma quando ha poco più di trent’anni la Ciravolo decide di abbandonare momentaneamente lo strumento per dedicarsi alla famiglia. Ha due figlie, ed è la prima, Nicole, che la ispira a creare Daisy Rock Girl Guitars. Quando Nicole ha un anno e mezzo, mentre gioca con la madre, disegna una margherita. Tish ha un’illuminazione: alla margherita aggiunge il manico e la paletta di una chitarra. Poi sviluppa il design e lo porta al marito, Michael Ciravolo, presidente della Schecter Guitar Research. È così che nasce la chitarra Daisy. Il modello debutta nel novembre del 2000 alla RockGrl Conference di Seattle, durante la quale Courtney Love vede la chitarra e con un autografo dà il suo timbro di approvazione.

Daisy Rock viene lanciata come sussidiaria della Schecter Guitars (nel 2003 diventa poi indipendente), e le vendite sono da subito ottime. Fino al 2010, Daisy Rock aveva messo le sue chitarre nelle mani di più di 175 mila ragazze. Il loro catalogo include chitarre acustiche, elettriche, bassi, che sono disponibili in più di venticinque paesi. “Continuiamo a crescere”, afferma Tish, “ed ogni giorno c’è una nuova ragazza là fuori che vuole imparare a suonare la chitarra”.

Daisy Rock è la prima ditta a creare e vendere con successo chitarre di qualità disegnate e costruite appositamente per le ragazze e le donne, tenendo conto delle loro (generalmente) ridotte proporzioni. Non solo queste chitarre sono più leggere e piccole (del 10%) delle chitarre tradizionali, non solo il collo delle Daisy Rock è circa il 10% più stretto e sottile, ma anche il loro aspetto è diverso. Non nuoce, secondo chi scrive, che, soprattutto le linee studiate per le bambine, siano piene di chitarre colorate, scintillanti, dalle forme più strambe (margherite, cuori, comete). È ovvio che non tutte le bambine amino il rosa e le stelline (e non è il caso di discute in questa sede se quelle che invece amano il rosa e le stelline lo facciano per inclinazione biologica o per condizionamento sociale). Ma chi scrive è certa che da bambina sarebbe stata attratta da tali chitarre magiche, se fossero state disponibili, come un orso al miele, e magari oggi, invece di seguire il rock da dietro il palco, lo vivrebbe da sopra. Ma non ci è dato a sapere, visto che la prima chitarra che la sottoscritta ha tenuto in mano era una triste acustica marroncina che ben presto si è lasciata trascurare camuffandosi con i mobili della camera in cui era parcheggiata.

Le musiciste che suonano o sostengono Daisy Rock, in ogni caso, non sono solo pop star stucchevoli quali Avril Lavigne e Miley Cyrus, ma anche tipe toste come Joan Jett e Jennifer Finch (L7), e pioniere riot grrrl come Erin Smith (Bratmobile). E ancora: Ann e Nancy Wilson (Heart), Louise Post (Veruca Salt), Kathy Valentine e Jane Wiedlin (Go-Go’s), Vicki Peterson e Susanna Hoffs (The Bangles), Lisa Loeb, Wanda Jackson, e tante altre. Ma hey! non sono solo le ragazze a divertirsi con le chitarre Daisy Rock: anche i maschietti le vogliono, per sé stessi (Robert Smith, Chris Stein, Sylvain Sylvain) o per le figlie (Jimmy Page). “Il nostro fan più grande è Jimmy Page!”, afferma appunto tutta orgogliosa la Ciravolo.

La missione di Tish è più ampia del disegnare chitarre per ragazze: “Quello che volevo fare era (…) cambiare la coscienza (pubblica). Rendere la vista di una ragazza che suona la chitarra naturale come quella di una ragazza che suona il flauto (…). Credevo che le chitarre dovessero essere divertenti, volevo che fossero femminili, volevo che le bambine di otto, undici anni dicessero: Wow! Voglio suonare!”. Ammette che “le donne ancora hanno una strada lunga davanti a sé per cambiare il modo in cui la società vede le chitarriste donne. Daisy Rock è la prima azienda che prova a cambiare le cose”.

Secondo Tish, le chitarriste e bassiste donne più influenti della storia del rock sono “Joan Jett, Nancy Wilson e Suzi Quatro”.

Le nostre scelte? Eccole in questa lista. Attenzione: non sono necessariamente le chitarriste “migliori” tecnicamente parlando. “Virtuose” quali Jennifer Batten e Orianthi Panagaris (entrambe sul palco con Michael Jackson, uno che di certo poteva permettersi i musicisti più dotati) non sono in lista perché, seppur eccellenti chitarriste, la loro influenza su un certo tipo di rock è praticamente nulla. I nomi sono in ordine cronologico.

Fuori i nomi

Sister Rosetta Tharpe

Nata nel 1915, cantante, autrice, chitarrista, Sister Rosetta Tharpe è considerata la “madrina del rock ‘n’ roll”. Ottiene un gran successo negli anni ’30 e ’40 grazie ai suoi dischi gospel, caratterizzati da un mix inedito di testi spirituali ed accompagnamento ritmico proto rock. Ha influenzato musicisti quali Elvis Presley, Chuck Berry, Little Richard, Johnny Cash, Jerry Lee Lewis, Tina Turner. Il suo hit single del 1945 Strange Things Happening Every Day, in cui canta e suona la chitarra elettrica, è spesso citato come un importante precursore del rock ‘n’ roll.

Joni Mitchell

Joni Mitchell (1943) è una delle due uniche musiciste donne ad essere inclusa nella lista di Rolling Stone dei “100 chitarristi più grandi di tutti i tempi” (al numero 72. L’altra è Joan Jett, al numero 87). Nata in ambito folk, la Mitchell è cantante, autrice e chitarrista. Al pari di Bob Dylan come poeta, come musicista è invece molto più sofisticata di lui, una delle chitarriste più creative ed originali di sempre. È celebre per gli accordi non standard che ha ideato per compensare il fatto che la sua mano sinistra è stata indebolita da un attacco di polio durante l’infanzia. Da ascoltare: Blue (1971), uno degli album più importanti degli anni ’70.


Bonnie Raitt

Nata nel 1949, Bonnie debutta nel 1971 con l’album eponimo, e da allora ancora non si è fermata, continuando a suonare e a vincere premi (dieci volte il Grammy, ad esempio). Suo padre (John Raitt) era una star di Broadway, sua madre (Marjorie Haydock) una pianista, e i suoi “genitori artistici” giganti del blues quali Howlin’ Wolf e Mississippi Fred McDowell. A sua volta è stata un’influenza per musiciste quali Melissa Etheridge e Sheryl Crow. Una delle maggiori chitarriste slide al mondo, la sua chitarra preferita per i live è una Fender Stratocaster personalizzata che usa dal 1969.

Chrissie Hynde
Voce, chitarra e penna dei Pretenders dal 1978, vegetariana ed attivista per i diritti degli animali, Chrissie Hynde (1951) ha dichiarato di non saperne “nulla di chitarre, davvero. Una chitarra è solo un oggetto, un arnese”. Sembra però preferire una Telecaster blu. In una recente intervista per il Daily Mail ha affermato: “Io sono fisicamente adatta per la chitarra, ho una forma maschile. Se avete le tette grosse e le spalle strette, è meglio che vi atteniate al piano”.

Nancy Wilson
L’intricata intro di Crazy on You, e il riff di Barracuda, bastano per includere Nancy Wilson (1954) in questa lista. La musicista americana, influenzata da Joni Mitchell e dai Beatles, suona da sola fino al 1974, quando si trasferisce in Canada per unirsi alla sorella Ann negli Heart. Allora ci sono ancora poche “donne che rockeggiano”. E Nancy è una donna che rockeggia, di brutto. Brani delle Heart quali Sing Child, Crazy on You e Magic Man fanno guadagnare loro l’appellativo di “Led Zeppelin femminili”. Ma la band delle sorelle Wilson, che diventa uno dei gruppi hard rock più di successo di sempre, non è la copia di nessuno. Ha affermato: “sono sposata con la mia chitarra” (una Fender Telecaster blu).

Charlotte Caffey

Le Go-Go’s sono il primo gruppo di donne (che suonano e si scrivono le canzoni) ad ottenere un successo planetario. Charlotte Caffey (1957) era (ed è, visto che ancora sono attive) la loro chitarrista, ed una delle autrici principali della band. Si unisce alle Go-Go’s nel 1978. Dal 1988 al 1992 fronteggia la sua band The Graces, oltre a lavorare con Belinda Carlisle (voce delle Go-Go’s) nei suoi album solisti. Suona principalmente una Fender Telecaster.

Vicki Peterson
Vicki Peterson (1958) da ragazzina porta la sua chitarra ad ogni pigiama party per suonare i suoi brani a chiunque voglia ascoltarli. Nel 1981 fonda le Bangs, poi Bangles, con la sorella Debbi Peterson e Susanna Hoffs, che diventano uno dei gruppi femminili più famosi di sempre. È stata ispirata da Joni Mitchell, George Harrison, Paul Simon, e Bonnie Raitt. Ha dichiarato in un’intervista: “Voglio incoraggiare le ragazze che stanno pensando di suonare: fatelo e basta. Se siete timorose perché la chitarra sembra grande e spaventosa, date un’occhiata alle chitarre Daisy Rock. Noi abbiamo un modello speciale che suoniamo ad ogni show (…). Non scoraggiatevi (…)”.

Joan Jett
Una delle rock star più influenti e
cool in assoluto, l’impavida Joan Jett (1958) diventa incredibilmente famosa negli anni ’70 con le Runaways, band formata da ragazzine adolescenti. Oltre alla Jett, la band losangelina comprende Lita Ford, Cherie Currie e Sandy West. Dopo quattro anni si sciolgono. Joan Jett fonda The Blackhearts e con loro produce una serie di hit entrati nella leggenda: Bad Reputation, I Love Rock n Roll, I Hate Myself For Loving You. È stata una delle ispirazioni maggiori per le Riot Grrrl degli anni ’90, producendo addirittura un singolo delle Bikini Kill. Suona una Gibson Les Paul.

Kelley Deal
Chitarrista delle Breeders, Amps, e Kelley Deal 6000, Kelley (1961) è la sorella più autodistruttiva delle gemelle Deal. Non ha una grande tecnica, ma rimedia con la creatività e una piacevole propensione per la melodia. È un fiore sbocciato tardi: ha preso su la chitarra (la sua preferita: una Gibson Les Paul Deluxe) per le prima volta dopo i trent’anni. Secondo lei, “ai ragazzi piace davvero sentirsi parlare. Le donne chitarriste sembrano più concentrate sulla canzone. Quello che scelgono di suonare contribuisce a rendere la canzone migliore, non solo a riffeggiarci sopra. È una relazione più profonda”.

Donita Sparks
Delle imprese controverse di Donita Sparks (1963), una delle fondatrici delle L7, abbiamo già parlato ampiamente in altri articoli. Ma a guardare oltre a lanci di tampax usati, troviamo una chitarrista che sa il fatto suo. La dea del grunge spacca quanto qualsiasi collega maschio: ascoltare
Bricks Are Heavy (1992) per credere. Mentre era nelle L7 Donita suonava alternativamente una Gibson e una Epiphone Flying V. Negli Stellar Moments (la band che ha fondato successivamente), una Melody Maker.

Kat Bjelland
Kat Bjelland (1963) inizia ad interessarsi alla musica rock da teenager. A diciannove anni acquista in un banco dei pegni la sua prima chitarra, una Rickenbacker 425, per 200 dollari: la suonerà per tutta la sua carriera. Nel 1987 fonda le Babes in Toyland, con Lori Barbero (batteria) e Michelle Leon (basso). Ha detto: “quando ho fondato la band non sapevo neppure suonare, volevo solo fare chiasso con le mie amiche”. Le Babes si sciolgono ufficialmente nel 2001, ma ci sono pettegolezzi su una possibile reunion.

Courtney Love
È recentemente arrivata ai 50 (è del 1964) in forma smagliante, avendo abbandonato alcol e droghe (almeno così dice). Non sarà la più brava della lista tecnicamente, ma quante sono le ragazze che vedendo Courtney sul palco con le Hole hanno deciso di prendere in mano una chitarra? Autodidatta, ha suonato moltissime chitarre, tra cui una Rickenbacker 425 all’inizio della sua carriera, una Fender Jazzmaster (nel video di
Miss World), poi una Squier Venus (co-disegnata da lei per Fender: “Volevo una chitarra molto semplice, con un suon caldo e pop”), e, più recentemente, una Rickenbacker 360. Negli anni ’90 indossava sempre la chitarra con una mitica cinghia di Built by Wendy (cinghie che, tra l’altro, inizieranno ad essere riprodotte a settembre, per il loro ventesimo anniversario).

Kristin Hersh
Meglio conosciuta come la leader dei Throwning Muses negli anni ’80,
Kristin Hersh(1966) dal 1994 si è dedicata alla carriera solista con dischi focalizzati sulla sua voce e chitarra acustica. Il padre le insegna a suonare la chitarra quando ha soli sei anni. Poco dopo inizia a comporre, e da teenager forma i Muses con la sorellastra Tanya Donelly. Nel 2003 fonda il trio 50 Foot Wave, dalle influenze punk/ hardcore. La sua prima chitarra? “Mio padre mi diede la sua Yamaha”. Oggi? “Suono una Strat e una Telecaster con i Throwing Muses; una SG e una Les Paul con i 50 Foot Wave; e una Collings come solista”. La Collings acustica attuale le è stata regalata dai fans (perché lei non se la poteva permettere).

Tanya Donelly
Dopo aver lasciato i Muses nel 1991, Tanya (1966) va a suonare prima con le Breeders (1990-92) e poi con i Belly (1991-1996). Alla fine degli anni ’90 inizia a dedicarsi alla sua carriera solista. Uno degli esempi migliori della bravura e dello stile originale di Tanya è il disco dei Muses
The Real Ramona (1991). Anche a lei il padre ha regalato la sua prima chitarra, quando aveva circa quattordici anni. Ha citato tra le proprie influenze: Marc Ribot, i Beatles, la Hersh.

Liz Phair
Il picco della carriera di Liz Phair (1967) è senza dubbio Exile in Guyville (1993), uno degli album indie-rock migliori degli anni ’90, e quello che l’ha portata al successo. Il suo faux pas? Accettare che il suo quarto disco (Liz Phair, 2003), venisse prodotto da The Matrix (produttori di Britney Spears e Avril Lavigne). Nonostante la collaborazione con loro riguardasse solo quattro brani, questo le ha attirato una valanga di popò, soprattutto dalla stampa indipendente, e accuse di essersi “venduta”. La povera Liz non se lo merita: è indubbiamente una musicista che ha ispirato migliaia di ragazze a prendere su una chitarra (lei suona diverse Fender, Mustang e Telecaster).

PJ Harvey
È dal lontano 1991 che la voce e la chitarra scorticata di PJ Harvey (1969) eccitano gli appassionati di musica rock. Unica artista a vincere per ben due volte il prestigioso Mercury Prize (nel 2001 e nel 2011), PJ si considera principalmente un’autrice e non una musicista. Ciò nonostante, possiede una vasta collezione di chitarre, soprattutto Telecaster.


Ani DiFranco
L’eroina della musica indipendente americana, Ani DiFranco (1970) ha, dal suo debutto nel 1990, il controllo totale sulla sua musica, pubblicandola attraverso la sua etichetta Righteous Babe Records. È ammirata da chiunque, dall’ultimo musicista di strada a mega star come Prince, e suona per lo più in acustico (preferisce le Alvarez).

Corin Tucker e Carrie Brownstein

Quando, nel 1997, esce Dig Me Out le Sleater-Kinney vengo elette “la più grande punk band del mondo” da riviste quali Village Voice e Rolling Stone. Il successo commerciale non arriva mai (probabilmente non è neppure cercato), e le Sleater-Kinney (che dal 2006 sono in pausa) rimangono una delle tante band sottovalutate della storia del rock. L’interazione magica tra Corin Tucker (1972) e Carrie Brownstein(1974), entrambe alla voce e chitarre, è uno dei punti di forza della band. La più talentuosa sembra essere la seconda, per Rolling Stone una dei chitarristi più sottovalutati di sempre. Donna dai mille talenti, Carrie recita, canta, scrive, oltre a suonare la chitarra, prima con le Excuse 17, poi con le Sleater-Kinney, oggi con le Wild Flag (con Janet Weiss, ex Sleater-Kinney e Quasi; Mary Timony, ex Helium; e Rebecca Cole). Suona una Guild.


Carmen Consoli

Nata a Catania nel 1974, Carmen inizia a suonare la chitarra elettrica a nove anni, incoraggiata dal padre chitarrista ed appassionato di blues. A tredici anni si esibisce nei club della città con diverse band. Nel 1996 esce Due parole, il suo album d’esordio. Figura importante per la musica italiana, con la sua “scrittura femminile” ha aperto le porte alle cantautrici rock che sono venute dopo di lei.

St. Vincent
Annie Erin Clark (1982), conosciuta come St. Vincent, è polistrumentista, ma è alla chitarra elettrica che dà il suo meglio. Annie, che ha lavorato con Bon Iver e David Byrne, ha iniziato a suonare la chitarra a dodici anni. Ha affinato la sua tecnica nella band jazz della scuola, ed ha studiato per tre anni al Berklee College of Music. Ma non è solo la sua bravura tecnica a renderla un talento speciale. È una compositrice immensamente creativa che usa la chitarra come strumento per esprimere al meglio la sua visione artistica, mescolando originalità ed abrasività. Dal vivo è uno spettacolo.