Il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Elio Romano, nell’ambito dell’inchiesta «Perseo», ha chiesto la condanna a tre anni, con rito abbreviato, per l’attuale senatore Ncd Pietro Aiello, ex assessore regionale della Calabria nella giunta di centrodestra, accusato di corruzione elettorale. Chiesto nuovamente – con la stessa accusa, ma con l’aggravante del metodo mafioso – anche il rinvio a giudizio di Giovanni Scaramuzzino, avvocato di Lamezia Terme. Il processo nei confronti di Aiello e l’udienza preliminare per Scaramuzzino proseguiranno il 26 ottobre.
Nei mesi scorsi i giudici del tribunale della libertà di Catanzaro avevano rigettato per la seconda volta la richiesta d’arresto nei confronti di Aiello. La decisione era giunta dopo la pronuncia della Cassazione con la quale era stata annullata con rinvio una precedente decisione del tribunale della libertà che aveva confermato il no all’arresto. Secondo la Dda di Catanzaro, in occasione delle regionali 2010, Aiello, candidato con il Pdl, avrebbe incontrato il boss della cosca della ’ndrangheta lametina Giuseppe Giampà per ottenere voti. L’incontro sarebbe avvenuto nello studio di Scaramuzzino. Per il gip non c’erano però elementi per accogliere la richiesta di arresto. In cambio dei voti, secondo l’accusa, l’ex consigliere regionale si sarebbe dovuto mettere «a disposizione» della cosca favorendola nell’affidamento degli appalti e la fornitura di materiale.

La richiesta di condanna piomba su un gruppo dell’Ncd, quello di palazzo Madama, già stressato da grane giudiziarie. Quelle che hanno coinvolto Antonio Azzollini (la richiesta di arresti domiciliari per il crac della Divina Provvidenza è in discussione nella giunta per le immunità, mentre ieri si è svolta a Riesame di Bari l’udienza per la revoca della misura cautelare) e un altro senatore, Luigi Bilardi. Anche per quest’ultimo, coinvolto nell’inchiesta sulle «spese pazze» alla regione Calabria, è stato chiesto l’arresto.