Don Vinicio Albanesi non si ferma un attimo. Telefonate, incontri, problemi che si accavallano. L’omicidio di Emmanuel Chidi Namdi è l’ennesima mina in un campo la cui quotidianità è già difficile per definizione. Prete di frontiera, presidente della Comunità di Capodarco e presidente della Fondazione Caritas in Veritate che dà accoglienza a 150 rifugiati e richiedenti asilo. Mattinata istituzionale dietro al ministro dell’Interno Angelino Alfano – arrivato in città per presiedere il Comitato per l’ordine e la sicurezza in Prefettura – poi domande, interviste, telecamere sempre accese.

Il giorno dopo l’aggressione di via Veneto, don Albanesi è subito sceso in campo parlando senza mezzi termini di gesto razzista e individuando precedenti nella serie di bombe carta piazzate nei mesi scorsi davanti ad alcune parrocchie del fermano, guarda caso quelle in cui vengono solitamente accolti i migranti.

Don Vinicio, come sta reagendo la comunità all’omicidio di Emmanuel?
Molti stanno cercando di far passare questo gesto come una banale rissa finita male, ma la matrice razzista è chiarissima. In troppi continuano a tenere atteggiamenti aggressivi, quasi intimidatori. Certo, questo non contribuisce al bene della nosta comunità.

Chimiary, la moglie di Emmanuel, come sta?
La ragazza sta malissimo, d’altra parte qui è sola e non conosce nessuno: la sua famiglia è stata sterminata da Boko Haram, poi ha perso due figli durante il viaggio tra la Nigeria e l’Italia e adesso non ha nemmeno più il marito. Dice di voler morire, abbiamo dovuto assisterla anche con gli psicologi in questi giorni. È una situazione molto difficile: lei aveva studiato medicina in Nigeria, noi vorremmo farle proseguire gli studi perché questo è l’unico gancio che abbiamo per farla tornare e vivere e sperare. Non sarà facile però farle riconoscere in Italia gli studi che ha fatto in Africa, ma ci proveremo lo stesso.

Il resto della comunità nigeriana di Fermo come ha reagito a questa vicenda?
Qui accogliamo una quindicina di ragazzi dalla Nigeria. Sono molto scossi, sconvolti per quello che è accaduto. Noi qui cerchiamo di tenerli uniti. Ieri sera (mercoledì, nda) abbiamo fatto una veglia molto bella, quasi laica. È venuta tanta gente e credo che questo abbia aiutato i ragazzi a sentirsi meno soli. Serve davvero l’aiuto di tutti perché da questa storia dobbiamo uscirne fuori come comunità, non come singoli.

Il governo oggi è a Fermo per far sentire la propria vicinanza in questo momento.
Sì, è venuto Angelino Alfano, ha espresso la propria solidarietà e ci ha fatto sentire la sua vicinanza. Mi ha chiamato anche Matteo Renzi, che diceva di avermi conosciuto a 13 anni quando faceva lo scout. Ha detto che il governo non ci abbadonerà.

Avete in programma qualche iniziativa per i prossimi giorni?
Attualmente ancora no. Stiamo aspettando anche di capire quando potremo fare il funerale per Emmanuel, poi lo seppelliremo al cimitero di Capodarco, dove la Fondazione ha alcuni loculi.

Errata corrige

Salve, sono una vostra quotidiana lettrice. Vorrei segnalare un errore contenuto nell’intervista pubblicata l’8 luglio in edicola fatta da M. Di Vito a Don Vinicio Albanesi.

Ci tengo a precisare con assolutissima certezza che Don Vinicio è il presidente della Comunità di Capodarco e non il fondatore. Il fondatore è Don Franco Monterubbianesi che nel Natale del 1966 fondò questa meravigliosa realtà.

Silvia Fasino