Chiara Braga, responsabile transizione ecologica del Pd. A quanto pare l’aumento dei prezzi di gas e benzina non dipende strettamente dalla guerra in corso. E’ in corso una speculazione?

Certamente un evento come la guerra ha scombussolato una situazione dei prezzi che era già instabile. Lo stesso ministro Cingolani ha spiegato che non c’è una correlazione diretta, ma il tema va affrontato subito: le ragioni di queste storture nei mercati vanno capite bene, ma intanto serve un segnale forte dal governo per evitare ulteriori ricadute su cittadini e imprese.

Voi pensate a soluzioni tampone, o è il caso di mettere in campo una strategia di più lungo periodo?

Servono entrambe queste risposte. E’ chiaro che alcune misure straordinarie, come il credito d’imposta per le imprese a maggior consumo di energia, possono durare per un periodo limitato. Nello stesso tempo dobbiamo agire sulla questione strutturale dell’approvvigionamento di gas. In attesa che si completi il processo di decarbonizzazione, l’Italia si deve organizzare con fonti stabili, sicure e diversificate di gas e puntare su una maggiore penetrazione delle rinnovabili.

Progetto ambizioso ma difficile da realizzare.

Da soli è complicato, ma la differenza potrebbe farla l’Europa. La Ue si sta accorgendo di quanto sia importante una politica energetica comune.

Su quali fronti vi aspettate un intervento urgente?

Rafforzare e allargare le misure a sostegno delle categorie sociali più deboli: potenziare il bonus sociale luce e gas con un assegno energetico da riconoscere alle famiglie con Isee sotto i 20.000 euro, dando un aiuto a 12 milioni di famiglie colpite dagli aumenti del costo della bolletta. E poi garantire la continuità del sistema produttivo con la proroga del credito di imposta fino a fine anno a imprese energivore e gasivore. Senza dimenticare il costo dei carburanti che va abbattuto.

Con quali risorse?

Bisogna partire dalla tassazione degli extraprofitti che stanno realizzando alcuni produttori di energia elettrica, non solo quelli delle rinnovabili.

Sui carburanti cosa si può fare in concreto?

Si può partire da un taglio delle accise. E poi servono altri strumenti per frenare i fenomeni speculativi, anche introducendo un tetto massimo al prezzo per un periodo per tenere il costo alla pompa sotto i 2 euro. Il governo sta esaminando un ventaglio di misure, anche sull’esempio di altri paesi europei. La cosa fondamentale è muoversi subito, per evitare che il paese si blocchi. I tempi di risposta sono fondamentali.

Il governo pare molto prudente rispetto a un nuovo scostamento di bilancio. Si può andare avanti facendo sempre debito?

Di fronte a una situazione così grave è legittimo ragionare anche su un nuovo scostamento. Capiamo la prudenza di palazzo Chigi, ma questa è una fase inedita ed emergenziale e tutte le strade devono essere considerate.

Enrico Letta ha parlato di un rischio gilet gialli. Le pare realistico?

Dobbiamo tentare in ogni modo di arginare l’impatto del caro energia sulla tenuta sociale. Questo aumento della benzina arriva in una situazione economica già difficile dopo due anni di pandemia, si rischia una esasperazione degli animi. Nessuno può sottovalutare quello che potrebbe accadere.

Questa ulteriore emergenza potrebbe frenare o affossare la transizione ecologica? Si parla di raddoppio della produzione nazionale di gas.

Non credo che questo rischio ci sia. Nell’immediato ha senso aumentare la produzione in proprio di gas per abbassare la dipendenza dai mercati esteri. Però questo non può rallentare la transizione: lo ha detto anche la presidente della commissione Ue von der Leyen, occorre mantenere chiara la rotta e accelerare, accompagnando i settori produttivi che avranno maggiori difficoltà.

Nella maggioranza che sostiene Draghi c’è la solita corsa tra i partiti a lanciare le proposte più forti contro il caro-energia. Vede il rischio di ulteriori divisioni?

Questa vicenda così difficile, così come la lotta alla pandemia, mette alla prova la responsabilità delle forze di maggioranza. Non è il momento di alzare delle bandierine, ma di costruire tutti insieme delle risposte sostenibili a una drammatica emergenza energetica. Mi auguro che tutti ne siano consapevoli.