Passo avanti di Sergio Chiamparino, passo indietro di Guglielmo Epifani. Questa è il bilancio di ieri nell’eterno minuetto dei posizionamenti interni Pd. L’ex sindaco di Torino Chiamparino, tirato in ballo dai giornali, ha ammesso di pensare a una sua candidatura al congresso Pd di ottobre «o di far parte di una squadra». «Faccio un altro lavoro, sono presidente di una fondazione bancaria», e questo per lui non è motivo di tirarsi indietro perché «la passione politica è una cosa che uno non può espellere», ha detto a Otto e mezzo, il programma di Lilli Gruber su La 7. Ma vuole verificare le «reazioni a questa disponibilità»: se si alza un coro di sì o se parte il tiro al piccione. Guglielmo Epifani invece, al terzo giorno di segreteria – non è ancora entrato nel suo ufficio al Nazareno – verifica che l’idea che lui sia un segretario «pro tempore» nel Pd è diffusissima, come gli ha fatto capire D’Alema, che per l’autunno ha chiesto «rinnovamento», in pratica rottamandolo. «La mia nomina è arrivata in un momento di difficoltà. Non l’ho chiesta ma non mi sono sottratto alla responsabilità. Detto questo, in un grande partito le polemiche ci sono sempre. L’importante è che siano a fini di interesse generale». Ma intanto ha deciso resta presidente della commissione Industria della camera, almeno fino all’autunno, impegno che poco si concilia con quello di un leader politico.