Chi vincerà le elezioni regionali di oggi e domani lo decideranno ovviamente gli elettori. Ma anche un po’ le leggi elettorali. Leggi al plurale, perché da oltre vent’anni la facoltà di scegliere il sistema con cui vanno eletti i consiglieri e il presidente è stata devoluta dallo stato centrale a tutte le regioni. Alla legge nazionale è rimasto il potere di determinare la durata degli organismi elettivi, ed è per questo che il governo Conte 2 è potuto intervenire con decreto per prolungare la durata dei consigli regionali e spostare di tre mesi le elezioni – la causa è ovviamente il Covid. E poi, in fase di conversione di quel decreto legge, la maggioranza si è inventata gli election days che fanno felici i grillini che hanno in testa solo il referendum.

TUTTE LE SEI REGIONI principali che votano oggi e domani (teniamo da parte la Valle d’Aosta) hanno introdotto nelle loro leggi elettorali un premio di maggioranza. In quatto regioni – Veneto, Liguria, Campania e Puglia – non c’è alcuna soglia minima per l’assegnazione del premio. Che dunque viene assegnato a chi arriva primo, dovesse anche vincere con una percentuale bassa come può accadere in presenza di più concorrenti o di una terza forza consistente. La cosa interessante è che nella famosa sentenza 1/2014 con la quale ha smontato la legge elettorale Calderoli (meglio nota come Porcellum), la Corte costituzionale ha stabilito che i premi di maggioranza senza una soglia minima per potervi accedere sono incostituzionali. Perché non bilanciano in maniera equilibrata le due esigenze di governabilità e rappresentatività. Quello che da allora è proibito a livello nazionale, continua a essere previsto nelle regioni che oggi rinnovano i consigli. Tranne che nelle Marche, dove adesso è prevista la soglia minima del 40% per accedere al premio, e in Toscana, la cui legge elettorale aveva fatto da modello al Porcellum ed è poi stata modificata proprio in seguito alla sentenza della Consulta.

ADESSO LA TOSCANA è l’unica tra le regioni italiane ad avere un doppio turno elettorale: se nessuno dei candidati alla presidenza raggiunge il 40% allora i primi due vanno al ballottaggio dopo due settimane. Il premio di maggioranza è variabile, al vincitore vengono assegnati 24 o 23 seggi (su 40 più il presidente) a seconda se le liste collegate al vincitore abbiano ottenuto più o meno del 45% dei voti. Una soglia, quella del 45%, che difficilmente uno dei due candidati principali riuscirà a raggiungere al termine dello spoglio di domani sera.

UN PREMIO SENZA soglia è previsto anche in Veneto, dove al vincitore con qualunque percentuale è comunque garantito il controllo del 60% del consiglio regionale. Un immenso omaggio di seggi, in teoria una distorsione molto forte della rappresentanza. In pratica tutte le previsioni danno il presidente uscente Luca Zaia talmente in testa da non aver bisogno del premio di maggioranza: lo supererà con i voti reali.

SITUAZIONE SIMILE anche in Liguria, dove c’è un premio per le liste del presidente eletto che garantisce ai vincitori, anche con una maggioranza relativa, la maggioranza assoluta nell’aula del consiglio assegnando loro 17 o 18 seggi su 30. Anche qui il candidato in testa nei sondaggi lo è a tal punto da non aver bisogno del premio.

Diverso invece il caso delle Marche, dove non si prefigura un successo travolgente. Che vinca il candidato del Pd o quello della destra, prevedibilmente le sue liste resteranno sotto la maggioranza assoluta, ed ecco che scatterà il premio di maggioranza per regalare quei seggi che servono a governare. Più o meno seggi (18 o 19 su 30 più il presidente) a seconda se la vittoria arriverà con più o meno il 43% dei voti. Una soglia che secondo le previsioni uno solo dei due sfidanti è in grado di raggiungere.

QUANTO ALLA CAMPANIA, anche lì l’esito appare scontato ma le (tante) liste di Vincenzo De Luca non sono stimate in grado di raggiungere quel 60% dei seggi in consiglio regionale (30 su 50 più il presidente) che però la legge elettorale con il premio garantirà loro ugualmente.

La Puglia, infine, è la regione più sul filo. Neanche qui è prevista una soglia per accedere al premio, il che significa che le liste del vincitore avranno comunque la maggioranza del consiglio anche se si dovessero fermare sotto il 50% e persino sotto il 40%. Sulla base delle stime è questo l’esito più probabile, anzi è possibile che la coalizione del vincitore non raggiunga neanche il 35%. In quel caso il premio di maggioranza sarebbe il più basso, garantendo comunque 27 seggi su 50, più il presidente. Probabilmente non abbastanza per un quinquennio tranquillo.

UN’ULTIMA ANNOTAZIONE riguarda le soglie di sbarramento per le liste. In tutte le regioni dove si vota oggi e domani è prevista una percentuale minima di accesso ai seggi, in misura variabile dal 3% al 5% per le liste singole e fino al 10% per le coalizioni. Le soglie che tengono fuori i partiti più piccoli e favoriscono i più grandi vanno ad aggiungersi ai premi di maggioranza, provocando così una distorsione doppia della rappresentatività. Non solo gli elettori, dunque, ma anche le leggi elettorali domani sera diranno la loro.