«Chi sta vincendo la guerra in Yemen? Nessuno. Non segna punti l’Iran, non ne segna l’Arabia saudita: il primo viene sconfitto sul piano diplomatico, la seconda su quello militare». L’analista yemenita Maysaa Shuja al-Deen, giornalista per al-Monitor e il think tank Jadaliyya, ne è convinta: in Yemen perdono tutti. L’abbiamo raggiunta al telefono e discusso con lei degli attuali sviluppi regionali, alla luce della guerra fredda in corso tra le due potenze.

In uno dei suoi ultimi articoli lei afferma che in Yemen sia Iran che Arabia saudita non riescono ad imporsi come vincitori, né a livello diplomatico che militare.

Teheran sta archiviando un successo diplomatico con l’accordo sul nucleare, ma in Yemen che tipo di risultato ha ottenuto? La risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu non ha preso in alcuna considerazione gli sforzi diplomatici iraniani, ma ha riconosciuto il governo ufficiale unica rappresentanza legittima e imposto agli Houthi di ritirarsi dalle città occupate. Questo contraddice alla base l’iniziativa diplomatica iraniana, che si fonda sul negoziato tra le parti coinvolte ma non menziona – come precondizione – il ritiro del movimento Houthi.

Da parte sua l’Arabia saudita ha lanciato un’operazione militare, “Tempesta Decisiva”, il 26 marzo scorso nell’obiettivo di riportare al potere il governo Hadi e di porre fine all’espansione Houthi a sud. Eppure, il governo non è stato rimesso al suo posto e gli Houthi e le forze militari fedeli all’ex presidente Saleh si stanno espandendo nelle province di Marib, Taiz, Aden e Dali.

Riyadh è però chiaramente preoccupata dalla legittimità internazionale che l’accordo sul nucleare fornirebbe all’Iran. Questa ha spinto i Saud all’intervento in Yemen?

Gli ultimi sviluppi sul nucleare iraniano preoccupano terribilmente l’Arabia saudita perché potrebbero mettere fine all’isolamento internazionale dell’Iran e quindi avallare indirettamente l’espansione della sua influenza nella regione. Penso che la guerra saudita in Yemen intenda mandare un messaggio: Riyadh non accetterà alcun accordo e dimostrerà la sua forza nella regione. Lo Yemen è il cortile di casa saudita: re Salman non potrebbe mai permettere un ingresso a gamba tesa dell’Iran nel paese. Per questo ha preferito la soluzione militare a quella del negoziato.

Quali sono però i reali rapporti tra Houthi e Iran? In passato tali relazioni non sembravano così strette (provengono da sette sciite diverse). L’alleanza che denunciano Stati uniti e Arabia saudita è legata soltanto a interessi temporanei e immediati o ha radici più profonde?

Esiste un’influenza iraniana sugli Houthi sin dagli anni Ottanta quando il fondatore del movimento, Hussein al Houthi, visitò Teheran e prese in prestito gli slogan della rivoluzione iraniana. Tuttavia gli Houthi appartengono ad una diversa setta sciita e sono originariamente un gruppo locale yemenita: per questo prima non esisteva con l’Iran un’alleanza permanente e strutturata. Non si può però affermare che siano dei meri pupazzi in mano iraniana: gli Houthi si sono avvicinati a Teheran nel momento in cui i loro nemici interni si sono rafforzati, nel momento in cui hanno capito di aver bisogno di sostegno dall’esterno.

A tal proposito una delle ragioni dell’attuale crisi sembra essere la frammentazione interna alla società yemenita, a livello sociale, etnico, politico. Quali sono i gruppi che si contendono oggi il controllo del paese?

La mappa delle divisioni politiche dello Yemen è fondata sull’identità, viste l’assenza di un’ideologia di riferimento e la debolezza dei partiti politici. Lo Yemen era diviso tra nord e sud fino all’unificazione, avvenuta nel 1990. Il nord era governato da Zaydilmamah dal 1962, per poi divenire una repubblica pesantemente influenzata dall’Arabia saudita. Il sud, occupato dalla Gran Bretagna, si liberò nel 1967 per divenire una repubblica marxista. Dopo l’unità è scoppiata la guerra civile, nel 1994, da cui il partito comunista del sud ne uscì sconfitto. Ciò ha portato alla nascita di un sentimento di marginalizzazione da parte delle regioni meridionali che hanno cominciato a chiedere, convinte di essere state escluse dal potere centrale, la secessione dal nord.
Anche la parte settentrionale del paese, però, vive le sue divisioni interne: una divisione settaria tra la maggioranza Zaydi, che risiede a Sana’a e nel profondo nord; la componente sunnita, che vive per lo più lungo la costa e nelle città orientali di Ibb e Taiz; e il gruppo sciita Houthi.

Le interferenze saudite, come ha appena spiegato, hanno radici lontane. Quale può essere il destino del paese se Riyadh dovesse perderne il controllo?

Non è affatto facile predire il futuro dell’influenza saudita in Yemen. Il dopo guerra sarà caotico e l’Iran resterà influente, almeno in alcune zone del paese. Riyadh, in ogni caso, non perderà mai del tutto il controllo che esercita sul nostro paese perché finanzia le tribù e compra così la loro fedeltà. Allo stesso modo continuerà a comprarsi la fedeltà di certi partiti politici. Lo Yemen resterà comunque il suo cortile di casa.