“Nelle forze di polizia c’è un problema, non si può fare finta di non vedere”. Per Patrizia Moretti, la coraggiosa mamma di Federico Aldrovandi, è come rivere la sua storia. Succede ogni volta che legge sul giornale di un altro uomo in divisa che potrebbe aver ucciso una persona in stato di fermo.

La storia di tuo figlio però è diversa da quella dell’uomo morto a Sanremo, cosa le accomuna e cosa le distingue?

La vicenda di Sanremo è l’ennesima conferma che non si tratta di casi isolati, sono tutti accomunati dall’uso e l’abuso di violenza da parte di uomini delle forze dell’ordine contro persone fermate e che sono sotto la loro tutela. Ogni tanto qualcuno muore e qualche volta fa notizia. Capita nelle caserme, negli ospedali, in carcere o per strada come è successo a Federico. Il fermo può essere giustificato da qualche motivo oppure, come per mio figlio, essere del tutto arbitrario. Ma in fondo è sempre la stessa storia. Quella di Federico testimonia che può accadere a tutti, al di là della condizione sociale, razziale, o dall’avere o meno commesso un reato o un presunto reato. C’è un’attitudine all’interno di una parte della forze dell’ordine che fa spavento e che può colpire chiunque.

Il pm di Sanremo ha chiesto ai carabinieri di parlare, ma loro si avvalgono della facoltà di non rispondere.

Accade sempre così. Non so chi consiglia questi agenti, quale sia il loro riferimento, ma certo chi porta una divisa non può essere omertoso e avrebbe doppiamente il dovere di collaborare con lo stato per far emergere la verità. Il fatto che quello rimanga un mondo chiuso crea il presupposto perché questi fatti continuino a ripetersi. Il silenzio degli agenti, dei loro colleghi o superiori, ai miei occhi è una sorta di ammissione di colpa.

Sel ha presentato un’interrogazione parlamentare e chiede che sia introdotta la legge sulla tortura, secondo te è sufficiente?

Il fatto che non ci sia una legge sulla tortura è garanzia di impunità per i delinquenti in divisa. Ma poi ci vuole educazione, cultura e controlli anche rigidi. Le forze dell’ordine dovrebbero avere l’interesse, oltre che il dovere, di auto tutelarsi da queste degenerazioni. Cercare sempre di coprire, mettere la testa sotto la sabbia non serve neanche a loro.