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Chi parla male dei cavoli non capisce un cavolo

Sabato scorso su Rai3, durante la trasmissione Le parole, gli spettatori hanno assistito ad un gustoso scambio di opinioni sui cavoli. Gramellini, Roberto Vecchioni, Giovanna Botteri (corrispondente Rai da Parigi) […]

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 9 dicembre 2021

Sabato scorso su Rai3, durante la trasmissione Le parole, gli spettatori hanno assistito ad un gustoso scambio di opinioni sui cavoli. Gramellini, Roberto Vecchioni, Giovanna Botteri (corrispondente Rai da Parigi) e Gad Lerner hanno discettato dottamente su questi ortaggi. Evidenziandone soprattutto gli aspetti che, nel nostro immaginario, sono associati a accezioni e comportamenti negativi. Cavolata è una minestra di scarso sapore e modesto valore nutritivo, tipica delle tavole dei poveracci e di chi non ha di meglio da mangiare. E, traslando, fare una cavolata è attività da balordi, ignoranti. Non sai un cavolo, non hai capito un cavolo, sono modi di dire che contengono una certa quantità di disprezzo e di insofferenza non solo per l’oggetto del ragionamento, ma anche per il nostro interlocutore. Insomma, ne è venuta fuori una concezione del cavolo piuttosto sprezzante se non proprio negativa. A dire il vero ha cercato di correggere l’andazzo Botteri ricordando che in Francia le chou, il cavolo, è un ortaggio molto amato e petit chou è una locuzione frequentemente utilizzata in frasi vezzeggiative e affettuose. Tuttavia i francesi non hanno scoperto nulla di nuovo. Che i cavoli siano una famiglia botanica (Crucifere) alla quale appartengono ortaggi eccellenti in cucina e per di più dotati di importanti proprietà salutari ne erano convinti già i Greci, che ritenevano il cavolo un vegetale nobile e sacro anche perché nato dal sudore di Zeus. Anche i Romani lo mangiavano con gusto, tanto che Catone il Vecchio, III-II secolo a.C., lo considerava addirittura una panacea. Utile non solo contro le eccessive libagioni, ma anche per contrastare tristezze e malinconie. Chissà. Oggi la scienza testimonia che broccoli, cavolfiori, verze, cavolini di Bruxelles sono alimenti di particolare interesse nella prevenzione dei tumori. Questo effetto protettivo (apprezzabile a partire da una porzione settimanale) è soprattutto dovuto alla presenza dei glucosinolati, i cui principali derivati metabolici (gli isotiocianati) hanno dimostrato proprietà anticancro (specialmente contro i tumori della bocca, dell’esofago, del colon-retto, della mammella e del rene). Ne trovate una ampia documentazione in uno studio italo svizzero su Ann Oncol. 2012 Aug;23(8):2198-2203. Un altro studio (JAHA,2018;7:e008391) testimonia che nelle donne anziane un maggior consumo di cavoli (e di ortaggi in genere) protegge dall’aterosclerosi. Salviamo le capre e mangiamo i cavoli.

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