Il 9 Maggio 1865 il Presidente Andrew Johnson dichiarò la fine della guerra civile Americana o, come la chiamò lui, l’insurrezione. Il presidente Lincoln era morto tre settimane prima: vittima della pallottola di un assassino. Per buona parte, i vincitori del nord erano molto sensibili nei confronti dei sentimenti degli Americani del sud. Volevano che gli stati rientrassero nell’unione con il minimo di tensione. Avevano perso la guerra e non solo, moltissimo anche dal punto di vista economico. Quando il Generale Lee dell’esercito confederato si arrese, gli fu permesso di tenere il suo cavallo e anche la sua spada. Questo intento di non offendere l’onore del Sud è diventato una mania. Ha permesso e progettato le legge di «Jim Crow» che ha istituto il razzismo puro e l’idea della superiorità della razza bianca. Una specie di compenso per la perdita dell’«istituzione della schiavitù». «Nascita di una nazione» di DW Griffiths celebra il sud e il klu klux klan come eroe romantici e i neri come bestie che meritano di essere uccise senza scrupoli. È stato anche il primo film mai proiettato alla Casa Bianca.

Secondo alcuni, il Presidente Woodrow Wilson disse: «È come la storia scritta con un fulmine.» Ma la fonte della citazione era Thomas Dixon, l’autore del romanzo «The Clansman» su cui era basato il film, e quindi forse poco affidabile. Il film uscì nel 1915, un anno tanto lontano dalla fine della guerra come noi siamo lontani dalla disco music. «Come vinsi la guerra» di Buster Keaton era basato su un momento vero durante la guerra civile ma Keaton cambiò i ruoli per fare in modo che gli eroi fossero del sud. Forse il film più importante che ha raccontato la guerra è stato «Via col Vento» del 1939 in cui il Rhett Butler di Clarke Gable francamente se ne infischia di offrire una versione della guerra vicina ai fatti. Gli schiavi sono visti come felici e incapaci di vivere liberi ed i sudisti ancora una volta come degli eroi. E questo atteggiamento è continuato.

Spesso, western come «Il texano dagli occhi di ghiaccio» di Clint Eastwood o «I cavalieri dalle lunghe ombre» di Walter Hill presentano i ribelli come degli eroi e i nordisti come i «cattivi». Questo rispetto per il sud è stato forse influenzato da una simpatia per i perdenti, ma anche in questo caso rende la gente di colore invisibile o assente. Immaginate un film sulla seconda guerra mondiale che presenti i nazisti come degli eroi e taccia sul genocidio, non parli degli ebrei. Il film di Sofia Coppola «L’inganno» rende omaggio alle donne del sud contro un soldato del nord e la schiavitù viene sradicata con una sola battuta, e cioè che gli schiavi sono scappati, e quindi tutto va bene. E così arriviamo al 6 gennaio 2021 e ad una bandiera confederata nelle aule della Capitol a Washington. Gli insurrezionisti ispirati da Donald Trump sono cresciuti guardando «The Dukes of Hazzard» e inzuppati di una cultura in cui il sud era popolato dai giusti e la schiavitù era o invisibile o comunque non così male.