In una Pechino che – come al solito – non vedrà alcune commemorazione dei fatti del 4 giugno 1989, a risuonare sono le parole dei soliti: le madri delle vittime della carneficina e Bao Tong, il funzionario che ha pagato la sua vicinanza al riformista Zhao Ziyang e ancora oggi è agli arresti domiciliari.

A precedere le affermazioni delle madri e di Bao indirizzate alla dirigenza cinese, è stata la denuncia di una delle rappresentanti delle Madri di Tiananmen, il cui figlio è morto nella repressione del 1989 mentre scattava foto a Changan Avenue, che è stata costretta ad annullare il suo viaggio a Hong Kong, pochi giorni prima della veglia annuale che si tiene tradizionalmente al Victoria Park. Zhang Xianling, 76 anni, ha detto che doveva arrivare a Hong Kong da Pechino con il marito, Wang Fandi, per un concorso musicale che richiedeva la presenza del marito come consulente. La polizia però, pochi giorni prima le ha fatto visita, invitandola a non recarsi a Hong Kong. «Io non capisco perché la polizia abbia paura della nostra visita a Hong Kong. Ho già detto loro che non ho intenzione di andare alla veglia», ha detto Zhang al South China Morning Post di Hong Kong. «Si tratta di un gesto vergognoso. La polizia ci ha detto solo di non andare a Hong Kong perché la città era caotica di recente. Non hanno voluto spiegarci chiaramente che cosa volessero dire, quello che so è che tutto questo rappresenta chiaramente una violazione dei nostri diritti», ha detto Zhang.

Ben più politica la presa di posizione di 100 membri del gruppo di sostegno alle Madri di Tiananmen che – attraverso una ong per i diritti umani americana – ha diffuso una lettera aperta nella quale viene manifestata la seria delusione di fronte al comportamento dell’attuale Presidente, Xi Jinping e «la sua riluttanza ad affrontare la riforma politica». Per i firmatari Xi Jinping avrebbe «mescolato insieme gli ambiti più impopolari e che più di tutti necessitavano di essere ripudiati, inoltre non abbiamo visto Xi Jinping criticare in alcun modo o evidenziare i responsabili di questi tre decenni di riforma zoppa: quello che vediamo sono passi da gigante all’indietro, verso l’epoca maoista». Il professor Ding Zilin, il fondatore del gruppo, ha detto che tutti avevano sperato che Xi avrebbe seguito le orme di suo padre Xi Zhongxun, un leader riformista, portando avanti le riforme politiche.

E analogo messaggio è arrivato da Bao Tong, il funzionario del Pcc che ancora paga il suo riformismo, scontandolo ai domiciliari, dal 1989. Bao – in un’intervista telefonica con un media di Hong Kong, ha specificato che la Cina, se vuole progredire nel suo processo storico, «deve ripudiare Tiananmen e quanto successo allora». Il messaggio è preciso: come è stato ripudiato Mao per la Rivoluzione Culturale, ha specificato Bao, così deve essere ripudiato Deng Xiaoping per il massacro di Tiananmen. Anche Bao Tong si è dichiarato ammiratore del padre di Xi, il riformista Xi Zhongxun – dicendosi per altro «positivo» riguardo i riferimenti di Xi alla costituzione cinese. «Spero che Xi faccia bene, ha detto Bao, altrimenti sarò molto deluso». Raggiungere Bao non è semplice: a lui come ad altri, in prossimità della ricorrenza del 4 giugno, vengono aumentate le misure di sicurezza. «Non ho rimpianti, dice, penso più ai miei connazionali che sono stati privati della libertà di parola per più di decenni». E pensare ad un «silenziamento» di «1,3 miliardi di persone: questo si che è spaventoso».