Cultura

Chi fa troppe domande è un gran somaro

Chi fa troppe domande è un gran somaro

Pedagogia Il libro Pinocchio alla rovescia (Pinoquio as avessas, Verus Editora) che racconta la storia di un bambino che non voleva adeguarsi, percorrendo al contrario la storia del burattino di Collodi

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 19 marzo 2020

Cosa fa il mare quando andiamo a dormire? Chi ha inventato le parole? Perché i piccioni muovono il collo avanti e indietro? Perché si formano le rughe nelle mani quando stiamo molto tempo nell’acqua? I genitori glissavano per poi rassicurarlo: lo imparerai a scuola! Lui amava sdraiarsi e seguire il volo degli uccelli. Una notte sognò che dai maestri si imparava a volare, ognuno in modo diverso. Eppure, a scuola il corridoio era freddo e lungo, tutti stavano in fila.

TRILLAVA una campanella squillante. Un giorno la maestra stava spiegando che le parole servono per dare nomi alle cose e lui le chiese il nome di un uccello azzurro che aveva visto mangiare un frutto in cima a un albero: non era il momento di pensare a ciò, fare domande come queste non è parte del programma.
La maestra fu chiara, la sua domanda era stata fuori luogo, inopportuna. Sentì vergogna, imbarazzo, soggezione, ma continuava a essere distratto. La diagnosi fu disturbo dell’attenzione. I genitori avevano un grande progetto per il suo futuro: ottimi voti, l’università e una buona professione.

LUI, CHE VOLEVA prendersi cura degli uccelli, non ne era al corrente e viveva il presente da bambino cercando ciò che è nascosto, che sta dietro alle cose. Gli avevano detto che se avesse continuato così sarebbe diventato un somaro con enormi orecchie e una lunghissima coda, proprio come quel burattino della favola che il papà gli leggeva prima di dormire. Cosi, nella notte, sognò una foresta popolata da uccelli che cantavano e lui era Pinocchio che si stava trasformando in un somaro. In un altro sogno era stato un passero, cantava tra gli stormi, ma sopraggiunse un corvo e tutti dovettero cantare allo stesso modo.

CON GLI STUDENTI di Rio de Janeiro si leggeva spesso Pinocchio alla Rovescia di Rubem Alves (Pinoquio as avessas Verus Editora, pp.46). Si dialogava sulla condizione di un bambino che doveva adeguarsi, seguire le aspettative dei genitori e della scuola, ricevere onori e gloria alla laurea, diventare un professionista rispettato: così si poté rileggere il Pinocchio di Collodi con un punto di vista diverso. Il dilemma sulla doppia identità: essere per sé o essere per gli altri, come diceva Hegel. Costruire la propria storia o assomigliare a quello che si aspettano da noi. Essere soggetti o oggetti, incidenza di azioni altrui. Questo conflitto vive nel Pinocchio di Collodi, nei tanti aspetti della sua coscienza alla ricerca di autonomia ma continuamente influenzati dai personaggi che incontra, cosi come in Felipe, il Pinocchio rovesciato da Rubem Alves: il bambino che diventa burattino, schiavo del costrutto di una normalità imposta.

COLORO che non si adattano sono spesso considerati in stato patologico da una scuola che non sa ascoltare le loro domande, non dà spazio ai loro interessi, ma è pronta a certificare e a medicalizzare. In un tempo come questo in cui il mondo, e con esso la scuola, si è improvvisamente fermato, forse è arrivato proprio il momento di dedicarsi ad ascoltare?

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