Tecnicamente parliamo di cover in realtà molto di più. Perché dentro Drugstore (Gas Vintage/distr. Goodfellas), il secondo album dei Discoverland sotto la cui sigla si celano i cantautori Pier Cortese e Roberto Angelini, troviamo sì 8 dicasi otto rifacimenti di classici del rock, della disco, del pop, ma completamente rimaneggiati. Prendete Stayin’ Alive rivisitata in salsa country con un solo di weissemborn che cita Otis Redding e Sittin on the dock of the bay…: «Il concetto del nostro lavoro – spiega Angelini – destrutturare la canzone e provare a ricostruirla con altri elementi. E soprattutto con molto senso dell’ironia e senza prendersi sul serio».

Già, il divertimento è al centro del progetto Discoverland, nato nel 2011 dagli incontri musico-amicali dei due: «Con Pier ci conosciamo dai tempi del Locale (storica ritrovo del cantautorato capitolino, ndr), da fine anni ’90. Poi ci siamo reincontrati in Calabria, entrambi soli presentavamo un progetto chitarra e voce. Così per combattere la solitudine abbiamo provato un pezzo insieme, un folle rifacimento di Music di Madonna, opera geniale di Pier».

Drugstore prende ciascun brano e lo trascina dentro un immaginario ranch, con elementi country ma anche elettronici. Quindi Lucy in the Sky dei Beatles ha dentro il suono del banjo, mentre per The Drugs Don’t Work dei Verve corde e legni di chitarra si affiancano a una base decisamente electro, con la voce filtrata.

C’è una logica nella scelta dei brani?: «Siamo sempre alla ricerca – spiega l’altro nome in Ditta, Pier Cortese – di individuare un sound che ci rappresenti al meglio, servirebbe ancor più tempo. Ad esempio, vorrei mettere a punto un disco di inediti con Roberto».

Già perché nel caravanserraglio di Drugstore trova spazio anche un inedito, il primo, della band: Il pusher (guarda caso…). Storia di un amore contemporaneo pieno di contraddizioni ambientata nella periferia romana, scritto a quattro mani da Pier Cortese e Leo Pari: «È un’idea che avevo in testa da parecchio tempo, avevo bisogno di raccontare con una provocazione la decadenza dei rapporti in questo scorcio di anni duemila, come se ci fosse sempre bisogno di… qualcosa di chimico».

Tra pedalsteel, basso synth e la 808, il fondamento ribadiscono è «il sano divertimento»: il manifesto è in apertura: I still havent’ found what I’m looking for degli U2 che si fonde nel coro finale con Somebody to Love dei Queen: «Perché nel nostro piccolo mondo – chiosa Angelini – non ci sono regole, c’è semplicemente il desiderio di giocare con la musica, stimolando noi stessi e di conseguenza chi ci ascolta».