Il sorteggio spagnolo. Peggio non poteva andare alle squadre italiane qualificate per i quarti di Champions League: la Juventus ha trovato nell’urna il Real Madrid, la Roma il Barcellona. Clamorosamente terzo nella Liga spagnola, dove è ben dietro anche agli odiati rivali dell’Atletico, ed eliminato nella coppa nazionale dal minuscolo Leganés, sobborgo industriale cittadino, la crisi del Real quest’anno è arrivata al punto che è stato messo in discussione anche Zidane, unico tecnico capace di vincere due Champions League consecutive, l’ultima proprio contro la Juve.

E paradossalmente proprio per questo ai bianconeri è andata molto male, essendo per Ronaldo e compagni la Champions l’unica occasione di riscatto stagionale, le merengues sono ancora più temibili del solito. Quando il gioco si fa duro il Real comincia a giocare, come si è visto negli ottavi contro il PSG.

E non è andata certo meglio a Di Francesco, il Barcellona di Valverde, meno offensivo e spregiudicato di quello di Guardiola e Luis Enrique, ha messo al sicuro il campionato, è in finale di Copa del Rey e in Champions ha già surclassato Juventus e Chelsea con Messi che ha timbrato il gol numero 100 in Champions. Le altre partite (andata il 3 e 4 aprile, la Juve comincia in casa, la Roma in trasferta) sono Bayern-Siviglia e il derby inglese tra Manchester City e Liverpool.

Aspettando l’inquisizione spagnola, oggi c’è il campionato: i bianconeri stasera affrontano in trasferta la Spal, cercando di mettere altri punti in cascina dopo che la vittoria nel recupero con l’Atalanta gli ha portati a +4 sul Napoli, impegnato domani sera in casa col Genoa. Mentre la Roma continua la sua corsa al terzo posto nella trasferta di Crotone, dovendosi guardare le spalle dall’Inter, in trasferta con la Samp, e dalla Lazio, in casa col Bologna.

Perso per strada anche il Milan, domenica in casa col Chievo per continuare a credere in un impossibile quarto posto, l’unica squadra rimasta in Europa League è proprio la Lazio, cui il sorteggio nei quarti ha riservato il Salisburgo, una delle due squadre presenti nell’urna di proprietà della Red Bull, l’altra è il Lipsia. Non sarebbe lecito, ma la Uefa ha deciso di chiudere entrambi gli occhi. E a proposito di Lazio, giovedì sera, durante il secondo tempo della trasferta vittoriosa a Kiev per gli ottavi, nella curva ucraina è apparso un enorme striscione scritto in italiano: «Gli ultras della Lazio di nascosto ascoltano la Banda Bassotti».

La frase è polisemica. In primis la curva di estrema destra della Dynamo, tangente ai battaglioni paramilitari ucraini e in prima fila nel massacro di Odessa, accusa gli avversari di ascoltare una storica band di estrema sinistra, e quindi non essere abbastanza fascisti. Ma c’è di più. Si fa riferimento alla trasferta dei tifosi laziali in terra ucraina proibita dalla Uefa, ufficialmente per generici motivi di sicurezza, ufficiosamente perché durante la precedente trasferta in Romania nello spazio biancoceleste sarebbe apparsa una bandiera del Donbass.

Nel pantano del confine russo-ucraino, dove le linee di demarcazione politica si sfaldano e si ricompongono secondo curiose traiettorie, Forza Nuova (molto presente nella Curva Nord laziale e tra gli Irriducibili) appoggia il Donbass, tanto quanto la Banda Bassotti, in procinto di partire a breve con una nuova carovana di solidarietà, mentre Casa Pound rivendica l’alleanza con gli ucraini di Pravy Sektor. Lo striscione, scritto in perfetto idioma italico e con riferimenti fin troppo specifici alle beghe di casa nostra, rientra quindi nei delicati equilibri dell’estrema destra romana e nella sua lotta intestina per l’egemonia nelle curve e non solo.

Curioso, ma non troppo, che la lunga battaglia romana combattuta a suon di striscioni fascio font sul ponte di Via Annibaldi, nei pressi del Colosseo, una sera di marzo sia arrivata fino a Kiev. Le vie del pallone, e delle sue infiltrazioni neofasciste, sono infinite.