La Cgil è ormai in pieno congresso e finalmente arriva uno scontro sui contenuti, dopo l’unità di facciata – di matrice, diciamocelo, un po’ «stalinista» – esibita fino a oggi. Le scintille arrivano proprio dai vertici, dai personaggi più in vista del sindacato: la segretaria generale Susanna Camusso e il leader della Fiom, Maurizio Landini, vera star mediatica e politica. Il confronto è su un tema sensibile, peraltro rientrato nell’attualità grazie al Jobs Act di Renzi: si tratta della rappresentanza.

Due giorni fa il segretario dei metalmeccanici ha preso carta e penna e chiesto alla Cgil di ritirare di fatto la firma sull’accordo che regola la rappresentanza siglato con la Confindustria, e di indire un referendum certificato. Si tratta di un testo sottoscritto il 31 maggio scorso, frutto di una lunga serie di incontri e intese «a tappe» che ha visto Cgil, Cisl e Uil raggiungere un compromesso con le imprese. In attesa, ovviamente, di una legge: che però non arriva mai, e su cui peraltro ad esempio un grosso sindacato come la Cisl non è d’accordo, preferendo che questo tema resti regolato dalla contrattazione.

Secondo Landini, la Cgil ha firmato quel testo senza consultare le categorie, e questo non va bene sul piano del metodo. Va detto che la Cgil è piuttosto «carentina» in quanto a democrazia interna, e forse un bagno di «grillismo» – cioè di consultazione della base, senza prendere gli eccessi negativi del movimento di Grillo – ogni tanto le farebbe bene: spesso si susseguono direttivi continui, in cui di fatto si ratificano decisioni già prese dietro la facciata della «democrazia».

Detto questo, la critica è anche sui contenuti dell’accordo: alla Fiom non piace che si siano accettate le sanzioni in caso di mancato rispetto degli accordi; l’arbitrato interconfederale che di fatto esautora l’autonomia delle categorie; e più in generale una limitazione delle libertà sindacali. Insomma, sintesi efficace: per Landini l’intesa conferma ed estende il «modello Fiat» a tutte le imprese italiane.

Ieri sia il leader della Fiom che Susanna Camusso sono intervenuti a un convegno sulla contrattazione organizzato proprio dalla Cgil, e sono arrivate le sciabolate. «Lo statuto della Cgil dice che non si possono firmare accordi se non sono sottoposti al voto – ha attaccato Landini – Chiedo semplicemente che la Cgil continui a essere, o torni a essere, una organizzazione democratica, che la democrazia non la dice a parole ma la pratica».

«Quando i sindacati, anziché far parlare i lavoratori, pensano di decidere al loro posto stanno rischiando la tenuta e la loro reale rappresentanza – la stilettata del leader Fiom a Camusso – Quell’accordo di fatto conferma ed estende il modello Pomigliano di Fiat, introducendo sanzioni, limitando le libertà sindacali e il ruolo della contrattazione». Tutti punti, questi, ricorda Landini, che dettarono il no della Cgil al primo accordo separato del 2009 sul modello contrattuale. «La Cgil allora non firmò proprio perché era contro la derogabilità, l’arbitrato, le sanzioni. Ma io non ho cambiato idea, ed è singolare che un accordo così importante non venga votato da tutti i lavoratori». Una frattura che rappresenta «un fatto di politica sindacale nuovo, e bisogna vedere in che forma e in che modo sarà fatto vivere dentro il congresso», la conclusione.

Susanna Camusso si difende affermando che l’«intesa apre una stagione nuova» e che «gli allarmismi sono inesistenti». Incassando, tra l’altro, il sostegno di Walter Schiavella (Fillea: edili) e di Emilio Miceli (Filctem: elettrici, chimici, tessili), le altre due grosse categorie dell’industria, che definiscono l’accordo «coerente», così come si dice favorevole Franco Martini, segretario della Filcams (terziario).

«L’intesa apre una nuova stagione, dove imprese e governo non hanno più la libertà di decidere e scegliere il sindacato con cui fare accordi – taglia corto Camusso – L’accordo prevede un doppio vincolo che li blocca: la maggioranza dei sindacati e il voto dei lavoratori». E alla Fiom che continua a chiamare l’intesa «nuovo accordo», Camusso ricorda che quello che ha firmato «è un regolamento attuativo», invitando le tute blu della Cgil a leggere il provvedimento. «Proviamo a leggere gli accordi prima di lanciare allarmi che non hanno ragione di essere e leggiamoli in relazione ai nostri obiettivi», ha concluso la segretaria della Cgil, rinviando ogni decisione al direttivo che si terrà domani, 16 gennaio.