«La manovra, così come ci è stata presentata dal presidente del consiglio, non va: è recessiva e non farà riprendere il Paese». La bocciatura viene dalla segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, che ieri presentando la manifestazione del 25 ottobre ha commentato lo show del premier all’assemblea Confindustria di Bergamo.

Secondo la numero uno della Cgil, la manovra fallirà nel riagganciare la ripresa, «perché non mette in moto investimenti e occupazione: il mix di tagli alla spesa e di riduzione fiscale solo per alcuni (il riferimento è alle imprese, ndr) mi pare ci manterrà nello stato recessivo che già viviamo, mentre al contrario dovremmo agire contro la disoccupazione, creare lavoro».

Se quindi ci si sarebbe potuti aspettare una promozione dei tagli all’Irap e degli incentivi alle assunzioni promessi lunedì dal premier, o perlomeno una certa freddezza da parte della Cgil (che in questa fase non può essere decisamente in vena di elogi a Renzi), al contrario è arrivato un no senza riserve. Per due motivi principali: il primo – ha spiegato Camusso – è «l’uso delle risorse per tagliare le tasse anziché per fare gli investimenti».

«E il tema non è che se li dai alle imprese sei di destra e se li dai ai lavoratori sei di sinistra – ha proseguito – Il problema è che siamo in una concezione liberista secondo cui la crescita si ottiene solo utilizzando la leva fiscale. E questo è un errore: lo stesso Obama ha smesso di agire sulle tasse e ha saputo sostenere la ripresa operando direttamente sugli investimenti».

Il secondo motivo di critica alla legge di stabilità, deriva dal nodo del reperimento delle risorse necessarie: «Rispetto all’Irap non sono state chiarite le coperture sulla sanità», ha detto Camusso. E in effetti il taglio di quella tassa rischia seriamente di gravare sul nostro già provato e costantemente decurtato sistema sanitario nazionale.

La polemica su sinistra/destra cui si riferivano le parole di Camusso, è stata innescata dallo stesso Renzi, che più volte ha definito «di sinistra» i propri provvedimenti economici, e che dopo aver presentato la manovra alla platea degli industriali avrebbe detto: «La Cgil mi dovrebbe applaudire». Nessun applauso, e anzi sono arrivate perplessità anche sul nodo Tfr.

«Ci stanno a cuore tre punti – ha spiegato la segretaria – Innanzitutto vorremmo che la scelta fosse volontaria. Poi ci preoccupa il problema della tassazione, se verrà mantenuta differenziata come è oggi. Infine si dovrebbe trovare un modo per non indebolire la previdenza complementare, lasciare aperto un canale di favore. Sono i soldi per le future pensioni dei lavoratori».

Ma non basta, perché a Camusso preme anche che il governo non faccia questa operazione in modo troppo affrettato, solo per far cassa, visto che ancora mancano molti miliardi all’appello della legge di stabilità. Perplessità che aveva mostrato pure la Cisl, settimane fa. E infine: «Gli 80 euro e l’eventuale anticipazione del Tfr non siano un alibi usato dalle imprese per non rinnovare i contratti: è chiaro ed evidente a tutti che i primi sono un provvedimento di giustizia fiscale e il secondo è salario che già è dei lavoratori».

Ultima ma non ultima, la manifestazione del 25 ottobre a San Giovanni. È più che confermata, visto che sul fronte Jobs Act per il momento non ci sono news positive. Anzi, secondo Camusso «è insufficiente a contrastare la precarietà»: «C’è una contraddizione tra la legge Poletti e il contratto a tutele crescenti, perché con la prima liberalizzi il contratto a termine e con il secondo vorresti indicare un percorso di stabilizzazione. Inoltre, per i voucher e i lavori a chiamata non si parla mai di introdurre ammortizzatori, né è scritto che si vogliono cancellare».

E d’altronde un sondaggio fatto realizzare dall’Associazione Trentin diretta da Fulvio Fammoni, effettuato da Tecnè, conferma che sia tra gli iscritti alla Cgil che tra i non iscritti a nessuna organizzazione, una delle battaglie più richieste al sindacato è quella per la tutela dei precari.

Il sindacato, secondo il sondaggio Tecnè, è ancora utile: il 58% dei non iscritti si sente «isolato», a fronte di solo il 22% dei tesserati Cgil. Alta la percezione di isolamento tra disoccupati e lavoratori in mobilità non iscritti (67% e 70%), mitigata per gli iscritti (38% e 41%). Il 15% dei non iscritti si dichiara «interessato a iscriversi a un sindacato».