Da una parte il futuro – le elezioni, il congresso, la gig economy, le sfide della digitalizzazione – dall’altra la stretta attualità con la trattativa bloccata sul nuovo sistema contrattuale. La prima giornata della Conferenza di programma della Cgil al teatro dal Verme a Milano si sviluppa su queste due direttrici che spesso si intersecano. Se lunedì era stata la giornata del grande gelo confederale con Cisl e Uil che la mattina auspicavano la «vicina firma» sull’accordo con Confindustria e la Cgil che alla sera bloccava tutto parlando di un «testo non firmabile», ieri le cose si sono ribaltate.

È STATA SUSANNA Camusso nella sua relazione di apertura e – soprattutto – nelle dichiarazioni a margine a ricucire uno strappo che poteva mettere a repentaglio una unità confederale lungamente e faticosamente ricostruita. Parole subito colte e rilanciate da Annamaria Furlan nel suo intervento pomeridiano.

«Il gioco non finisce quando uno solo lo decide, nel negoziato con Confindustria si stanno facendo dei salti logici», mette in chiaro subito la leader Cgil prima di precisare: «Intanto non c’è un nuovo un nuovo documento, c’è il punto di arrivo di un lavoro di una commissione tecnica che contiene, come è noto a tutte le parti, temi che hanno trovato una soluzione e altri che non l’hanno trovata. Penso sia normale andare avanti a discutere». Entrando nel merito delle questioni che per la Cgil non sono risolte, Camusso le ha elencate, in ordine di importanza: «Salario, welfare, formazione».

Le differenze con Confindustria e – con qualche distinguo – anche con Cisl e Uil sul calcolo degli aumenti salariali in un’epoca senza o con pochissima inflazione si concentrano sul nodo produttività. Nella relazione di apertura Camusso aveva infatti fatto un forte riferimento alla «nuova questione salariale» per ribadire che la Cgil punta ad aumenti contrattuali più forti della semplice somma di Ipca (il vecchio riferimento dell’inflazione del sistema contrattuale del 2009, non firmato dalla Cgil) più produttività: «Si propugna l’idea che si possa andare avanti con i soli aumenti di produttività e non va bene, anche perché in quest’ottica il welfare contrattuale rischia di diventare sostitutivo degli aumenti salariali».

IL RIFERIMENTO È POI il viatico per delineare la linea della Cgil in vista del congresso che ci sarà a dicembre e che dovrà individuare chi prenderà il testimone di Susanna Camusso: «riduzione e redistribuzione del lavoro» e un «No» deciso «ai vari redditi di cittadinanza che spezzerebbero l’autodeterminazione delle persone».

Il vero obiettivo della Conferenza di programma è racchiuso in una variante del suo titolo – «Governare l’innovazione, contrattare la digitalizzazione» – e cioè puntare a fare i conti con la gig economy e la digitalizzazione con l’espressione: «Contrattare l’algoritmo». Ne parla Camusso, ne parlano tutti i dirigenti intervenuti dal palco e i tanti ospiti italiani ed esteri. Da Christina Colclough, direttore dall’agenzia digitalizzazione dell’UniGlobal che sostiene come per reggere la rivoluzione tecnologica sia necessario che «le piattaforme paghino le tasse e i contributi sociali in tutti i paesi», ai tre lavoratori – Beatrice di Amazon, Alessio dei contact center e Niccolò, rider di Glovoo – che al sindacato chiedono rispettivamente «appoggio negli scioperi», «fondi per la formazione per non aver paura della tecnologia» e «un contratto per non aver paura di farsi male nel traffico mentre vado in bici a consegnare il cibo».

NEL POMERIGGIO ARRIVA l’intervento di Furlan. Se in altre stagioni Raffaele Bonanni fu più volte fischiato, questa volta l’attenzione del migliaio di delegati Cgil si trasforma in attesa per capire come potrà andare avanti la trattativa sul sistema contrattuale. La segretaria generale Cisl arriva a toccare l’argomento alla fine di una lunga disamina della situazione – in cui la parola più usata è «realismo» – che abbassa il pathos. Il passaggio però tranquillizza quanti – in realtà pochi – avevano paura di un rischio di nuovo accordo separato. «Ascoltando gli interventi di questa mattina e relazione di Susanna ho pensato: quante sono le cose che ci uniscono – ha esordito ecumenica Furlan – Abbiamo lavorato insieme per un anno e mezzo in questo confronto con Confindustria con sapienza, capienza e sapienza, dopo aver fatto sintesi tra noi. Insieme dobbiamo raggiungere la meta. Esamineremo i punti critici per concludere il lavoro», ha concluso.

Ricomposta – per il momento – la frattura confederale colpisce che gli unici due riferimenti alle prossime elezioni non facciano riferimento ai partiti della sinistra. Se gran parte della platea anche riformista dichiara senza esitazioni «che questa volta il Pd si fa fatica a votarlo anche per le candidature paracadutate sul territorio», Camusso ha parlato solo del rischio che «il disagio sociale non si può esorcizzare né tanto meno regalare ai nuovi razzismi e ai nuovi fascismi», mentre il riferimento più diretto al rapporto con la politica è venuto dall’ex segretario confederale ora alla Slc Fabrizio Solari: «I partiti ormai chiedono solo la delega del consenso e gestiscono il potere, per poter incidere serve modificare il senso comune delle persone»: una sorta di chiamata alle armi per il sindacato fatta da un riformista di lungo corso. Forse qualcosa sta cambiando in Cgil.