Entro venerdì prossimo, giorno in cui si riunirà la direzione del partito, il «discorso sulle regole» sarà chiuso definitivamente, e quanto alle primarie nessuno dubiti che si terranno l’8 dicembre. A Guglielmo Epifani restano allora solo un paio di mesi da segretario del Pd, ma subito deve darsi da fare per rimediare al pasticcio dell’assemblea nazionale. Quando, per bloccare l’ascesa di Matteo Renzi, si è messo in stallo il partito: niente accordo sulle regole, congresso in bilico. Renzi ne ha incassato l’ennesima vittoria di immagine, e ieri è passato a indicare i cattivi: «Un gruppo dirigente rancoroso ha cercato di buttare tutto in caciara. Non vogliono fare né il congresso né le primarie perché poi sanno che si volta pagina». Neanche stavolta ha dimenticato di attaccare «l’amico Enrico» Letta: «Dopo aver rinviato tutto il rinviabile in parlamento e al governo, vogliono rinviare anche il congresso. Quando hanno deciso di smettere, ci facciano un colpo di telefono che noi veniamo a Roma».

Pare un appuntamento inevitabile: prima o poi a Roma – più esattamente alla guida del Pd e in corsa per la guida del governo – Renzi ci arriverà. «La sua corsa assomiglia a un’irresistibile ascesa», dice Nichi Vendola, già alleato del Pd, sfidante di Renzi alle primarie, recentemente però capace di giudizi positivi sul sindaco di Firenze. Che non sono sfuggiti al «rottamatore», che proprio ieri in tv ha detto: «Su di me Vendola ha cambiato posizione, ma bisogna vederlo alla prova dei fatti». Ecco la prima prova: Vendola si ferma a parlare di Renzi al termine della direzione di Sinistra ecologia e libertà dedicata ad aprire il percorso congressuale – appuntamento a gennaio 2014 e ieri il presidente della regione Puglia ha presentato una bozza di documento sulla riconversione ecologica «la strada giusta». Che Renzi sia destinato a prevalere a Vendola pare inevitabile, «dico al mio mondo di prendere atto della realtà». Ma nel giudizio tornano gli accenti critici: «Ha fatto una dichiarazione che trovo abbastanza scioccante, individua tra i problemi dell’Italia l’egualitarismo, vorrei capire in che Italia vive Renzi».

In effetti in televisione il sindaco di Firenze ha portato alle estreme conseguenze un ragionamento già proposto all’assemblea dei democratici, quando aveva criticato chi «mette il merito in contrapposizione all’eguaglianza» perché «non c’è cosa più ingiusta che non riconoscere il merito». Scendendo sul pratico, Renzi ha aggiunto ieri che «se continuiamo con l’egualitarismo avremo un paese in cui trova lavoro soltanto chi è raccomandato». Una bestemmia per Vendola, secondo il quale «l’Italia e tutto il mondo patiscono una condizione maledetta che è frutto della crescita a dismisura delle disuguaglianze».

Il presidente della Puglia tiene ben fermo l’orizzonte dell’alleanza con il Pd. Anzi, dal risultato delle elezioni tedesche ricava la lezione per il centrosinistra che «separato non viene percepito come credibile per vincere». Però un’alleanza, dice Vendola, «non è una resa, ma un punto di equilibrio». E aggiunge, alludendo a Renzi, «se qualcuno pensa che i valori moderni della sinistra siano ferri vecchi, difficilmente sarà interlocutore per un’alleanza». Una vera svolta rispetto alle recenti aperture di credito verso il rottamatore. Ad agosto il leader di Sel aveva detto di essere «molto interessato all’apporto specifico che può dare Renzi, non solo per la sua versatilità comunicativa, ma perché ha colto con grande acume la necessità di svecchiare una politica fatta di liturgie e ipocrisie». Adesso per Vendola «Renzi è per me un competitor, e nella normalità democratica la costruzione di grandi coalizioni prevede un elemento di competizione interna».

«Competitor» ricorda da vicino lo slogan con il quale Romano Prodi ha fotografato una volta per tutte le tensioni tra alleati del centrosinistra, competition is competition. Ma il cambio di tono di Vendola, seppure non riporta ai giorni in cui parlava di Renzi come il campione di un «inciucio sublime tra la sinistra e il liberismo», segnala una difficoltà in arrivo per Sel e per la sua scelta strategica di alleanza con il Pd. Renzi infatti è avviato a ripercorrere il cammino veltroniano della «vocazione maggioritaria» che non prevede alleanze, al massimo incorporazioni. L’insistenza sul fatto che il segretario del Pd deve coincidere con il candidato premier ne è un corollario. Ed ecco che Vendola ritorna a insistere sul valore della competizione. Sperando che ci sarà davvero occasione di competere.