Il prossimo 15 ottobre ricorre il centenario dalla nascita di Vittorio De Seta, uno dei grandi narratori dell’Italia che usciva fuori dal fascismo e dalla guerra, attento soprattutto alla periferia di un paese che riceveva in eredità una rinnovata libertà senza possedere un vero e proprio testamento dal quale ricavare indicazioni per il futuro.
In questo incerto della storia, negli anni Cinquanta, tra un passato che non usciva di scena e un domani interamente da ricostruire, De Seta iniziava a osservare angoli remoti dove i cosiddetti grandi eventi non sembravano essere accaduti o, comunque, non erano percepiti allo stesso modo dei più lineari libri di testo che alternavano la guerra alla pace e narravano di un potere che passava da una mano all’altra.

CORTOMETRAGGI come Lu tempo de li pisci spata, Sulfarara, Pasqua in Sicilia, Contadini del mare, Parabola d’oro, rappresentavano la contraddizione di un tempo che avanzava eppure arretrava, che dunque sussultava. Un presente che tremava tra le onde di un mare e di una terra strattonata in avanti e indietro. Lavori, quelli appena citati, che ancora oggi potrebbero apparire di semplice lettura e che, al contrario, offrono una visione enigmatica della realtà.

La redazione consiglia:
Cinquant’anni di un maestro a PietralataPer questa ricorrenza, da sabato 14 ottobre per sei notti (tre weekend), Fuori Orario cose (mai) viste dedica al regista nato a Palermo un omaggio dal titolo De Seta rivisitato. Un percorso ricco di deviazioni, quello curato da Fulvio Baglivi, in onda su Rai3 e poi su Raiplay. Conversazioni con autori, interviste d’epoca, ovviamente alcuni dei suoi documentari e poi altri titoli di filmmaker che per assonanza e capacità immaginativa, non necessariamente per discendenza, richiamano l’opera di De Seta.

Non mancano all’appello le quattro puntate di Diario di un maestro (domenica 22 e venerdì 27 ottobre), il titolo più noto. E in programma sono anche In Calabria (domenica 29), La Sicilia rivisitata (sabato 14 e domenica 15), Hong Kong città di profughi (domenica 15) e Quando la scuola cambia (sabato 21 e domenica 22).
Come anticipato, ai lavori televisivi e non di De Seta, si sommano le incursioni di autori come Franco Maresco, al quale è affidata una sorta di introduzione all’intero ciclo, con un intervento e con la riproposizione de Gli uomini di questa città io non li conosco (documentario con protagonista Franco Scaldati), e come Goffredo Fofi che, insieme a Ciprì e allo stesso Maresco, intervistò De Seta ne Lo sguardo in ascolto (sabato 14). E, infine, altri quattro film e rispettive conversazioni con gli autori: Scuola prossima di Alberto Momo (sabato 21), Giorno di scuola di Mauro Santini (domenica 22), Il buco di Michelangelo Frammartino (venerdì 27) e Inamabile azzurro di Felice D’Agostino e Arturo Lavorato (domenica 29).

Immagini e dialoghi a più voci, perciò, per indagare il nostro passato e non solo, per addentrarsi nelle profondità dell’esistenza, un po’ come accade al gruppo di speleologi di Frammartino che si addentrano nell’Abisso di Bifurto nel Pollino. A trasparire, infatti, è la dimensione etica e spirituale di un’umanità perennemente in transito tra elementi naturali e artificiali. Uomini, donne, bambine e bambini che con le proprie conoscenze si approssimano a qualcosa di ignoto. E non a caso, in questo incedere misterioso e irresoluto, a essere protagonista è la scuola con la sua quotidianità e con quel lento fluire sottoposto a improvvise accelerazioni.

«DA UN PUNTO di vista critico – dice Fofi rivolto a De Seta ne Lo sguardo in ascolto, per distinguerlo dai suoi contemporanei –, io le uniche opere che riesco a comparare con le tue, anche se sono diversissime e procedono su un altro terreno, sono quelle di Rossellini. Il Rossellini delle grandi opere di mezzo: Viaggio in Italia, Stromboli, Francesco, cioè dove l’immagine è al servizio o è all’incrocio con una tensione di tipo o religioso, o etico, o morale, o sociale».
Sono il mondo e le cose che abbiamo intorno a spingere a un’interpretazione etica e religiosa, risponde De Seta, quasi a auto-delimitare l’iniziativa del regista e ad ampliare la realtà circostante. E oggi, nel presente di De Seta (come nel nostro), sarebbe importante tornare a interrogarsi sulla vita e sul senso dell’esistenza.