Al contrario di quanto avvenuto nella prima ondata, il contagio da Covid-19 nelle carceri non ha trovato definitivi ostacoli, soprattutto perché la densità di popolazione «è grosso modo stabile», come ha sottolineato ieri il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà.

«Negli ultimi dieci giorni le persone registrate negli Istituti sono diminuite di 339 unità (passando da 54.195 del 9 dicembre a 53.856) e le persone effettivamente presenti sono oggi 53.002 (alla stessa data del 9 dicembre erano 53.266). Tra i presenti – nota l’ufficio di Mauro Palma – anche 32 donne con 35 figli di età 0-3 anni, di cui 18 donne con 20 bambini nelle cosiddette sezioni nido e 14 donne con 15 bambini in quattro Istituti a custodia attenuata per detenute madri (Icam)». I posti letto disponibili sono circa 47 mila.

«Sono dati – commenta il Garante – poco incoraggianti rispetto alla diffusione del virus, che richiede invece la possibilità di individuare spazi all’interno degli Istituti per garantire quella indispensabile esigenza di separazione e isolamento non sempre assicurata. Riguardo al Covid, si registrano alcuni focolai negli Istituti di Trieste, Milano-Opera, Milano San Vittore, Bollate, Monza, Busto Arsizio, Bologna, Sulmona, Regina Coeli a Roma e Napoli-Secondigliano». E infatti nelle ultime settimane i contagi nelle carceri sono molto aumentati rispetto ai mesi scorsi: tra febbraio e agosto, erano state contagiate 568 persone, tra carcerati e lavoratori, e 4 sono morte (2 agenti e 2 detenuti); al 14 dicembre invece il ministero di Giustizia conta 1.030 detenuti positivi, di cui 951 asintomatici, 44 sintomatici, 35 ricoverati. Tra il personale di polizia penitenziaria i positivi sono 754 su 37.153 unità.

Ecco perché l’appello lanciato la scorsa settimana dal portavoce dei garanti regionali dei detenuti, Stefano Anastasia, è stato ripetuto anche dalla senatrice a vita Liliana Segre, dalla presidente del gruppo Misto del Senato Loredana De Petris e dal senatore delle Autonomie Gianni Marilotti. I tre parlamentari hanno rivolto un’interrogazione urgente al presidente del Consiglio e al ministro di Giustizia per chiedere che «la popolazione carceraria, composta sia da detenuti che da agenti della polizia penitenziaria ma anche da tutte le figure professionali che operano nel mondo delle carceri, non possa essere lasciata indietro» nella vaccinazione di massa che inizierà nelle prossime settimane.

E proprio di queste condizioni in cui versano le carceri italiane, riferirà al premier Conte che la riceverà il 22 dicembre prossimo la radicale Rita Bernardini che, in segno di fiducia nei confronti del presidente del consiglio ha deciso di sospendere l’iniziativa nonviolenta di digiuno che portava avanti da oltre un mese.