Cedric Burnside, il bluesman venuto dalle Hills
Incontri/Il nipote dell’icona R.L, continua a mantenere forti legami con la tradizione Big Daddy è stato tutto per me. Mi ha insegnato ogni cosa che so. Avevo forse tredici anni quando sono partito in tour per la prima volta con lui e Kenny Brown
Incontri/Il nipote dell’icona R.L, continua a mantenere forti legami con la tradizione Big Daddy è stato tutto per me. Mi ha insegnato ogni cosa che so. Avevo forse tredici anni quando sono partito in tour per la prima volta con lui e Kenny Brown
I Royal Studios di Memphis si trovano al civico 1320 di Willie Mitchell Boulevard. Il semplice fatto che la città in un atto di giusta deferenza abbia intitolato la strada al fondatore dei leggendari studi di registrazione, spiega molto. Che siano effettivamente un luogo immaginifico, lo si percepisce giungendo davanti all’ingresso in mattoni di color verde salmastro. La porta di accesso, illustrata da Lamar Sorrento, è contornata sui tre lati dai volti di Otis Clay, Tina Turner, Rod Stewart, Solomon Burke, un imprescindibile Al Green e altri ancora. Sull’uscio, a dimensione d’uomo e con le braccia tese verso il cielo, è affrescato proprio Mr. Mitchell. Gli Studios non sono solo memorabilia, in quanto vantano oltre a un passato enorme, un presente di pari livello, grazie all’encomiabile lavoro del figlio d’arte Boo Mitchell, che negli ultimi anni al banco di regia ha inciso calibri come Snoop Dog, Bruno Mars, Trombone Shorty, Cody Chesnutt, Robert Plant con i North Mississippi Allstars, Wu-Tang Clan e Kingfish. E anche Cedric Burnside, il bluesman delle vicine Hills del North Mississippi, ha deciso di avvalersi del mestiere di Mitchell e della magia che aleggia negli studi di South Memphis, recandosi in quelle sale ancora adorne con i tendaggi color sabbia dell’epoca aurea, che han visto fiorire canzoni passate alla storia: «Il disco ha preso forma durante il lungo tour a cavallo tra Europa, Usa e Australia. E appena avuto tempo a disposizione, mi sono ritrovato seduto nella stanza verde degli Studios assieme a Reed Watson, il mio batterista, suonandogli ripetutamente le nuove canzoni. Conosco Boo Mitchell da molto tempo e abbiamo sempre voluto lavorare insieme, sentivamo di volerlo fare. Mi sembrava una buona idea, e così è stato».
Quel che si evidenzia all’ascolto dei tredici brani che compongono il lavoro, è la certificazione definitiva del passaggio di Burnside in veste autorale. È opportuno in tal senso dare uno sguardo alla produzione discografica del mississippiano, il quale dopo l’esordio in duo con Lightnin’ Malcolm in 2 Man Wrecking Crew del 2008, ha iniziato una carriera a suo nome con l’entusiasmante The Way I Am del 2011, a cui sono succeduti il misconosciuto ma valido Hear Me when I Say del 2013, il muscolare Descendants of Hill Country del 2014 e lo scintillante Benton County Relic del 2018. Progressivamente, ognuno degli album elencati fa emergere una sempre minor presenza di tradizionali del mondo Hill Country a favore di una matura scrittura autografa. Non casualmente, nella pubblicazione attuale sono presenti soltanto due classici del genere, una riuscita Hands off that Girl di Junior Kimbrough con un testo leggermente diverso rispetto all’originale e una catartica Bird without a Feather del nonno R.L. Burnside, eseguita in acustico e in solitaria, dove Cedric con voce scabra e profonda è capace di evocare al tempo stesso oltre l’illustre familiare, anche John Lee Hooker e Samuel L. Jackson, che nella pellicola Black Snake Moan, ricordiamo impersonare proprio «Big Daddy» Burnside.
E il legame con il passato, imprescindibile nella storia personale di Cedric, sembra sublimare in un affascinante gioco di rimandi a cavallo tra i decenni. Come R.L., Cedric è oramai divenuto un valente autore, circostanza testimoniata appieno in questo disco in cui abbondano melodie che sovente raccontano storie d’amore cariche di dolcezza, malinconia e ardore, come si ascolta in Love Is the Key e Love You Forever, dove oltre a liriche efficaci e dirette, la drammaturgia sonora infonde sensazioni cariche di luce e speranza: «Sì, posso dire senza tema di essere smentito che questo album, rispetto ai precedenti, è decisamente pieno di sentimento, ma al contempo conserva il suono grezzo dell’Hill Country blues. Sto cercando di portare questa musica in una nuova direzione rimanendo fedele alle radici». La conferma arriva con Pretty Flowers, il secondo singolo dell’album dove ad un testo trasognato ed ebbro di positività, si affianca un iniziale riff di chitarra con reminiscenze di desert blues, opportunamente sostenuto dal groove immediato e poderoso di una sezione ritmica in cui si ravvisa una considerevole matrice afrobeat.
Continua quindi con Cedric, attualizzata il giusto, la tradizione della famiglia Burnside nello scrivere grandi canzoni. Ascoltare per credere Step in, singolo da classifica dove l’afroamericano riversa il meglio di sé, sia nelle liriche aspre e asciutte che non la mandano a dire, descrivendo con equilibrio e veridicità le difficoltà del quotidiano per la sua gente «I feel like a bird with broken wings/Can’t fly back up in the trees/Like an addict, feenin for crack/Like a child, cryin’ all night long/Hungry for some food, but it’s all gone» (Mi sento come un uccello con le ali spezzate che non può volare e tornare tra gli alberi/Come un drogato smanioso di crack/Come un bambino, che piange tutta la notte affamato di cibo, che è completamente finito»). Nei Royal Studios, Cedric ha scelto di farsi accompagnare per questa canzone e per la altrettanto riuscita Keep on Pushing da un calibro come Luther Dickinson, dando così seguito a un mutuo scambio artistico andato in scena diverse volte negli ultimi anni, come testimoniato dalla presenza di Cedric con un doppio cameo nell’ultimo Up and Rolling degli NMA, oltre la registrazione nel 2020 in piena pandemia del singolo Catfish, i cui proventi vennero dedicati al movimento Black Lives Matter: «Conosco Luther da sempre, e ricordo bene quando ha guidato per la prima volta il furgone di R.L., tanto tempo fa!».
Che i due si incrocino sin dall’infanzia non è certo un mistero, essendo quasi coetanei e avendo frequentato i juke joint delle Hills dove andavano in scena gli house party messi in piedi da Junior Kimbrough e R.L., oltre a calcare ripetutamente lo stesso palco tante volte. Basti pensare che nel 1997, Dickinson venne ingaggiato da R.L. come terza chitarra durante il tour di presentazione del disco A Ass Pocket of Whiskey, trovando un Cedric che a soli diciannove anni poteva già vantare ben sei anni di vita on the road, in veste di batterista del nonno: «”Big Daddy” è stato tutto per me. Mi ha insegnato ogni cosa che so. Avevo circa dodici, forse tredici anni quando per la prima volta sono partito in tour con lui e Kenny Brown. Ricordo solo di essere salito sul furgone con loro e di aver guidato veramente dappertutto. Non ero mai stato fuori dal Mississippi. Era la prima volta che andavo in posti come New York City o Los Angeles, che salivo su di un aereo… sono cresciuto con loro! Sai, il suono Hill Country blues è la musica della mia gente, e loro, assieme a Junior, lo hanno portato nel mondo: ed io oggi sto cercando di fare la stessa cosa». Il suo impegno gli è stato di recente riconosciuto con l’assegnazione del prestigioso National Heritage Fellowship da parte del National Endowment for the Arts, per la dedizione profusa nel «raccontare la storia dei Black Americans nel cuore del North Mississippi». Un legame inscindibile quello con la terra di provenienza, ulteriormente vessata dalle stagioni del Covid: «È stato difficile. Sai, è sempre dura in Mississippi, ma l’ultimo periodo è risultato particolarmente impegnativo. Molte persone si sono ammalate e hanno perso il lavoro. Ma i mississippiani sono un popolo resiliente e resistente. Sono certo che ce la faremo».
LA BIOGRAFIA. GLI ESORDI DA ADOLESCENTE
Cedric Burnside, classe 1978, è considerato, assieme ai North Mississippi Allstars, il principale alfiere dell’Hill Country blues mondiale. È il nipote dell’icona R.L., con il quale esordì adolescente alla batteria nel trio condotto dall’illustre famigliare e completato dal chitarrista Kenny Brown. A suo nome vanta ad oggi cinque album, incluso l’ultimo I Be Trying, oltre a numerose partecipazioni e condivisioni di progetti, tra cui meritano la citazione Express del 2013 assieme a Bernard Allison, oltre al misconosciuto e seminale The Record firmato come Burnside Exploration con Garry Burnside. Ha ricevuto due nomination ai Grammy Awards nel 2016 e nel 2018. Notevole il rapporto con il cinema, come testimoniano varie presenze, tra cui Black Snake Moan di Craig Brewer del 2006, e Texas Red firmato dal regista Travis Mills e pubblicato nel febbraio 2021, dove interpreta il ruolo del protagonista. (g.di.)
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