«A un Presidente del consiglio che si diverte a dileggiare con 140 caratteri l’unica forza di opposizione vera, rispondo solo: Renzi, basta scherzare. Parliamo di cose serie: il falso in bilancio lo vogliamo reintrodurre o no?». Va al sodo, il vicepresidente della commissione Giustizia del Senato, Maurizio Buccarella, di professione avvocato, senza dare troppo ascolto al cinguettio al vetriolo di Matteo Orfini, ritwittato ieri mattina dal premier, che accusa i grillini di voler «interloquire coi terroristi ma guai a farlo col governo». Altro stile rispetto al «niente lezioni dal compare del noto pregiudicato» affidato alla rete dal capo dei pentastellati. Nella lunga lettera aperta indirizzata al ministro Andrea Orlando e pubblicata ieri mattina sul blog di Grillo, il M5S spiega per quale motivo si è sottratto al confronto con il Guardasigilli previsto per ieri mattina sui nodi della riforma della Giustizia. Non è del tutto chiaro però se si tratta di un avvertimento o di una “dichiarazione di guerra”.

Senatore, lei ha fatto parte della delegazione che ha incontrato il ministro il 7 agosto e anche nel giugno scorso consegnandogli le vostre proposte in materia di anticorruzione, quella che considerate una priorità per il sistema penale italiano. Nella lettera aperta parlate di «scortesia istituzionale» perché, dite, non avete avuto risposta sui punti all’ordine del giorno della discussione. Non è un po’ poco per non andare a vedere cosa bolle in pentola per il Consiglio dei ministri del 29 agosto prossimo?

Leggo che anche Sel e Lega non hanno partecipato all’incontro: si ha la sensazione che sia stato già tutto deciso. Se uniamo i puntini, il quadro è più chiaro: innanzitutto l’affermazione di Berlusconi secondo cui nel patto del Nazareno c’era anche il capitolo giustizia. Poi ricordiamo che il governo ha impedito al Parlamento di legiferare in materia di anticorruzione: ha bloccato i lavori della commissione Giustizia del Senato un’ora prima del voto sugli emendamenti al testo base del pacchetto anticorruzione, annunciando un suo provvedimento in materia. Intervento che però non c’è mai stato. Ricordiamo pure che Pd e M5S da soli anche in Senato rappresentano una maggioranza. E ricordiamo anche al ministro che c’erano emendamenti del Pd che noi appoggiavamo e avremmo votato. Abbiamo già detto che per noi le cose più urgenti sono la reintroduzione del reato di falso in bilancio, l’autoriciclaggio, comprendendo anche il caso della punibilità per il mero lavaggio del denaro derivante da reato, la revisione della prescrizione penale, il potenziamento della normativa sui reati contro la pubblica amministrazione. Sono le cose che peraltro ci chiede la Commissione europea, nel rapporto sull’anticorruzione del 3 febbraio scorso. Probabilmente il 29 agosto si parlerà del Csm (anche se la riforma slitta a dopo l’elezione dei membri laici prevista in Parlamento per l’11 settembre, ndr) e di altri provvedimenti che non sono quelli davvero urgenti. E sarà evidente che questi appuntamenti con le forze di opposizione sono un po’ solo di facciata.

Il ministro Orlando smentisce: «Non facciamo accordi più o meno segreti con nessuno», ha detto. La prossima settimana aprirà il capitolo penale, replicando i due appuntamenti di confronto con la maggioranza e le opposizioni, ci andrete?

Non so, decideremo dopo aver valutato i fatti, dopo il 29 agosto. Se il governo presenterà qualche provvedimento in materia di anticorruzione che ci possa rincuorare, allora ben venga, e potremo dire che ha un senso tornare a incontrarlo.

Entriamo nel merito: sul falso in bilancio il ministro ha detto che è necessario reintrodurre il reato ma con soglie minime di punibilità riviste, per evitare di intasare i tribunali con i lievi reati delle piccole imprese. Non vedete anche voi questo rischio?

Innanzitutto vorrei ricordare che, incontrando Orlando, Napolitano ha invitato il governo a proseguire su una strada «non divisiva». Tradotto significa che il capo dello Stato, andando forse oltre i suoi compiti istituzionali, visto che siamo ancora una Repubblica parlamentare, ha detto al governo come agire in materia normativa, tenendo conto delle richieste di Berlusconi. Evidentemente Forza Italia è un partito di opposizione solo formalmente. Ed è proprio del governo Berlusconi l’ultima modifica del 2010 degli articoli 2622 e 2623 del codice civile che disciplinano il falso in bilancio: la legge vigente pone limiti di non punibilità già al 5% o al 10% del fatturato della società. Questo evidentemente diventa un escamotage semplicissimo per presentare bilanci non veritieri con appostazioni multiple, ciascuna delle quali può non superare quella soglia minima di punibilità. Si riescono così ad accantonare somme, molto spesso in nero, che sedimentano in buona parte tutto il sistema corruttivo, senza alcuna rilevanza penale. E infatti da quattro anni non c’è più un processo per falso in bilancio.

Per ogni legge si trova un inganno…

Beh, no. Non c’è nulla da inventare: basta riportare il sistema normativo allineandolo a quello degli altri Paesi europei, come era prima delle ultime modifiche. Qui non si tratta di un problema morale, ma di un reato che colpisce l’economia italiana. Nessuno vuole mettere in galera chi commette un errore in buona fede. Non siamo così giustizialisti. Si tratta solo di dar seguito alle richieste che ci vengono dall’Europa. Perfino il dottor Cantone, attuale capo dell’Agenzia nazionale anticorruzione auspica la figura del cosiddetto «agente provocatore» prevista in un mio emendamento che giace in Senato.

Ma non sarebbe un bel segnale attivare, sempre nell’ambito di procedimenti coordinati dalle procure, quei sistemi di controllo che esistono già nel nostro ordinamento per andare a fare i «test d’integrità», come li chiamo gli americani, agli amministratori locali?

Anche l’autoriciclaggio dovrebbe essere oggetto di un ddl governativo che verrà presentato il 29 agosto, assieme a un decreto legge sul processo civile. Su quali punti non siete d’accordo?

In commissione Giustizia del Senato c’era un testo base che condividevamo, redatto peraltro da D’Ascola del Ncd. Avremmo solo voluto emendarlo aggiungendo la punibilità non solo di chi ricicla somme derivanti dai reati da egli stesso commessi, ma anche di chi si limita solamente a lavare il denaro sporco. Come ha mostrato un servizio delle Iene, lo si può fare per esempio in poche ore con le slot machine, dove il denaro inserito e non giocato viene restituito con una ricevuta cartacea che però non specifica se si tratta di somma vinta o meno. Alla Camera proponevamo una modifica normativa delle sale di slot machine e al Senato abbiamo proposto di estendere il reato di autoriciclaggio a chi nasconde la provenienza delittuosa del denaro. Altrimenti basta un’organizzazione di poche persone per riciclare, senza essere puniti, anche centinaia di migliaia di euro.