I sommovimenti geopolitici che stanno alterando lo status delle relazioni internazionali hanno prodotto severe conseguenze tanto sui paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo (così almeno venivano nominati).

Tanto i prezzi delle commodities di carattere energetico che alimentare stanno esplodendo, danneggiando l’economia a livello mondiale ed in particolare le classi lavoratrici. L’inflazione comincia a mordere seriamente, incamminandosi verso la doppia cifra in molti stati; aziende chiudono per la crescita dei costi legati all’energia, e la FAO afferma che vi sono rischi di una nuova crisi alimentare mondiale. Coldiretti preannuncia problemi gravi in oltre cinquanta paesi.

L’angolo oscuro della vicenda, come abbiamo imparato a focalizzare su queste pagine, inerisce alle dinamiche di formazione del prezzo che su queste pagine abbiamo imparato a conoscere. Dalla crisi del 2007-08 molti analisti riconoscono una dinamica di ondate speculative relative alla trasformazione di beni di ogni genere in sottostante per una varietà di prodotti finanziari. Come avviene tale meccanismo?

Un assunto di base è che nella finanza la domanda è funzione crescente del prezzo, cioè il prezzo scalza l’offerta come elemento determinante, dato che compro per rivendere in attesa che il prezzo salga ancora. Un po’ come se il prezzo dei gioielli crescesse perché la gente compra l’oro come bene-rifugio, il prezzo è drogato da un elemento aggiuntivo…

Nel caso della materia prima agricola, i movimenti hanno denunciato da molti anni che la quota crescente di cibo che rientra ne mercato mondiale è cresciuta: se nel 1986 la quota di derrate alimentari inserita nei circuiti globali era il 15% del totale, nel 2009 era cresciuta al 23%

I circuiti mondiali comportano un inserimento in una spirale discendente di ulteriori e crescenti rapporti di dipendenza. Negli anni Ottanta un gran numero di paesi africani ha perduto la capacità di sostentarsi autonomamente sulla base delle imposizioni del Washington Consensus: essi dovevano produrre derrate adatte all’export, e col ricavato avrebbero potuto trovare sui mercati mondiali il cibo necessario al proprio sostentamento. Ma i tassi di indebitamento esplosero.

La questione della denutrizione dalla diffusione mondiale del famoso libro del nutrizionista, geografo e uomo politico brasiliano Josué de Castro, La geografia della fame (1946), ha cambiato enormemente i propri connotati. Il sistema amplifica ed enfatizza le oscillazioni e variazioni di prezzo dovute ad uno squilibrio domanda e offerta, che oggi vengono crescentemente esacerbate dagli eventi legati al cambiamento climatico.

La guerra sta facendo precipitare tutto. Secondo un rapporto diMcKinsey, i futures sul grano sono aumentati del 40% fra febbraio e marzo scorsi. Si tratta di contratti che fissano il prezzo per un acquisto futuro, e potevano essere usati nelle pratiche commerciali convenzionali per assicurarsi contro un rialzo imprevisto.

Ma se vengono venduti prima che la stessa transazione si compia, la differenza fra il prezzo fissato e quello che si determina sulla merce reale porta a realizzare un profitto che prescinde da essa. Per questo nella prima settimana di marzo i fondi legati alle materie agricole hanno ricevuto 4,5 miliardi di investimenti.

In soli nove giorni dopo l’inizio della “operazione speciale” in Ucraina il prezzo sul mercato dei futures alla borsa di Chicago è aumentato del 54%, per riscendere subito dopo – ma rimanendo a livelli elevati. Molti paesi poveri in piena crisi covid hanno dovuto spendere più di interessi sul proprio debito che per spesa sanitaria. Ancora una volta è la piovra dei potentati che fanno capo ai maggiori attori capitalistici internazionali che la fa da padrone. E senza trasformazioni radicali si potrà tamponare la crisi senza poter escludere di vedersene spuntare un’altra dietro l’angolo.