Finisce come previsto. Con il sottosegretario all’agricoltura Giuseppe Castiglione, Ncd, plenipotenziario di Angelino Alfano in Sicilia e indagato in Mafia capitale per gli appalti al cara di Mineo, che rimane al suo posto. Così era stato deciso ben prima della discussione delle mozioni di sfiducia presentate da M5S, Sel e Lega, e votate ieri alla camera. Renzi ci aveva provato con il metodo Lupi, una «moral suasion» nei confronti di Alfano per ottenere un passo indietro del sottosegretario, ma poi ha lasciato perdere, per mettere al riparo il governo.

Parlare di difesa appassionata del sottosegretario da parte dei dem sarebbe però lontano dalla realtà. E infatti i più evitano – dietro precise indicazioni – l’argomento delicato e impopolare (nelle stesse ore Renzi sta cercando di far sloggiare Ignazio Marino). Il neo capogruppo alla camera, Rosato, non vuole nemmeno spendere una parolina tutta sua, per non esporsi troppo: «La nostra linea è chiara – risponde ai cronisti – ed è quella di sempre in questi casi, basta andarsi a rileggere la dichiarazione fatta ieri in aula dal rappresentante Pd. Non c’è altro da aggiungere». Per la cronaca, il «rappresentante Pd» si chiama Marco Miccoli. Per le dichiarazioni di voto la sorte – o la crudeltà – vuole che tocchi a Andrea Romano, renziano dell’ultimissima ora, spiegare perché va rinnovata la fiducia a Castiglione: «Non siamo chiamati ad esprimere un verdetto giudiziario», ma «a valutare l’efficacia politica» del suo lavoro; mentre l’«opportunità politica» non va discussa «perché come tale l’opportunità politica è mutevole, opportunistica e fragile. L’opportunità politica di oggi può non essere l’opportunità politica di domani perché l’opportunità politica si basa su appartenenze, su questioni di agenda, questioni tattiche che per definizione sono mutevoli». Un lavoraccio, per Romano, portavoce della linea decisa nella riunione del gruppo, dove si levano obiezioni dalla minoranza («bisognava farlo dimettere prima», dice ad esempio il bersaniano Alfredo D’Attorre).

L’aula respinge le mozioni: quella dei 5 Stelle ottiene 108 sì e 304 contrari; quella di Sel 92 sì e 303 no; la mozione leghista 86 sì e 306 no. Considerato che la maggioranza assoluta dell’aula è di 316, che solo il Pd conta 309 deputati e che con Castiglione erano schierati, oltre a suo gruppo, Ap, anche Fi e Sc (in tutto 437 deputati), si capisce con quanto trasporto venga affrontato il caso. «Il Pd salva Castiglione per salvare il governo. Una vergogna che contribuirà a rafforzare il populismo di chi specula sulla pelle dei migranti», conclude il capogruppo di Sel Arturo Scotto.