«Nonostante la vicinanza della gran parte dei magistrati dell’Ufficio, non sussistono le condizioni interne per garantire la piena funzionalità dell’Ufficio della Procura Generale nel rispetto dei criteri organizzativi». Il pg della Cassazione Riccardo Fuzio lascia, «con rammarico». Non resterà fino al 20 novembre, come inizialmente previsto, per permettere al Csm di nominare il suo successore. Si dimetterà il 21 luglio. Fuzio ha parlato di «ingiuste accuse» nei suoi confronti in una lettera al Csm, al ministero della Giustizia e ai suoi colleghi.

Dopo la pubblicazione delle intercettazioni di una conversazione tra lui e il pm Luca Palamara per la quale è finito sotto inchiesta per rivelazione del segreto d’ufficio (avrebbe fornito al collega informazioni sull’indagine che lo riguardava), Fuzio aveva comunicato a Sergio Mattarella – che aveva apprezzato – la sua decisione di andare in collocamento a riposo anticipato.

Nonostante Fuzio sostenesse di non aver rivelato a Palamara niente che non si sapesse già, dentro la procura generale si era creata tensione. Dunque le dimissioni anticipate «per spirito di servizio»: «ritengo necessario tutelare, con immediatezza, le delicate funzioni istituzionali affidate alla Procura Generale e la serena funzionalità dell’intero Ufficio», ha spiegato Fuzio che ora dice di volersi difendere «libero da ogni dovere istituzionale che mi deriva dalla carica, dalle ingiuste accuse che da più fronti in queste ultime settimane mi vengono mosse».

Ora al Consiglio superiore della magistratura si verificherà la possibilità di anticipare i tempi del concorso per il nuovo procuratore generale della Cassazione. Tra in nomi del possibile successore quelli dei procuratori generali di Roma e Napoli , Giovanni Salvi e Luigi Riello, e quello di Venezia Antonello Mura.