All’affaire Skripal, il tentato omicidio dell’ex spia russa Sergej Skripal e di sua figlia Julia tramite agente nervino a Salisbury, nel Wiltshire, si aggiunge un (mezzo) tassello.

A QUATTRO MESI dallo scorso 4 marzo, data in cui i due furono trovati privi di conoscenza sulla panchina di un giardinetto e ricoverati in ospedale, sulla vicenda è piombata una fuga di notizie non confermata dalla autorità. I colpevoli (al plurale, secondo gli investigatori) sarebbero di nazionalità russa, a conferma apparente delle insistenti accuse rivolte dalla Gran Bretagna alla Russia di Putin, poi degenerate nell’espulsione reciproca di 23 diplomatici «indesiderati».

Le identità di due di loro sarebbero state scoperte grazie a tecnologie di riconoscimento facciale. Sarebbero individui non noti come spie e avrebbero lasciato il paese su un volo di linea. Il Cremlino continua a negare qualunque coinvolgimento in una vicenda capace di umiliare il più versato scrittore di spy stories. Ad accertarlo sarebbe stato il controllo certosino, svolto da Scotland Yard e dall’antiterrorismo, di chilometri di registrazioni di telecamere a circuito chiuso messe a confronto con i tabulati di chi usciva e entrava dal Paese in quel periodo.

MA IL CONDIZIONALE resta d’obbligo, per quanto il tono con cui è riportata la notizia dai media occidentali non lasci adito a dubbi circa la responsabilità russa dell’attacco, come ormai impone l’agenda della nuova guerra fredda fra l’ex impero del male e gli ultimi bastioni della civiltà liberale.
Nessuna voce ufficiale ha infatti ancora corroborato l’indiscrezione, riportata dall’agenzia Press Association come una confidenza degli investigatori. Di certo non l’ha confermata il ministro della sicurezza: Ben Wallace ha definito la rivelazione «una selvaggia speculazione» basata su «fonti male informate».

LA TENTATA ESECUZIONE dell’ex spia traditore – Skripal era stato condannato in patria per aver passato informazioni al MI6 – e della figlia si è fortunatamente conclusa con la guarigione di entrambi.

Ma quantità e tracce del noviciok, agente nervino di fabbricazione sovietica che il laboratorio militare di Porton Down, la massima autorità nazionale in materia, non è però giunto a definire come inequivocabilmente proveniente dalla Russia, sono ancora in giro per il Wiltshire. A farne le spese, nella vicina Amesbury, sono stati Dawn Sturgess e il suo compagno Charlie Rowley. Sturgess è stata uccisa lo scorso 8 luglio dalla stessa sostanza, contaminandosi dopo essersi spruzzata i polsi con quella che credeva una boccetta di profumo, successivamente rinvenuta a casa di Rowley, che resta ancora ricoverato in ospedale in condizioni critiche. Oggi si è aperta – per essere subito aggiornata al gennaio prossimo – l’inchiesta di omicidio. Il decesso di Sturgess non è stato ancora accertato da un punto di vista medico. Gli inquirenti ritengono ovviamente che vi sia un nesso fra i due incidenti.

IL VASTO PERIMETRO attorno alle zone è stato chiuso e fatto oggetto di perlustrazione millimetrica da parte di centinaia di agenti di polizia. Scotland Yard ha invitato il pubblico a non toccare oggetti inusuali o di provenienza non chiara.

Lo stesso Rowley avrebbe trovato la boccetta fatale in un parco e l’avrebbe portata a casa. Le ripercussioni della notizia di ieri non ha particolarmente peggiorato i già pessimi rapporti fra i due Paesi. In una lettera spedita lo scorso aprile al Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, il consulente alla sicurezza nazionale Mark Sedwill ha ripetuto quanto affermato più volte da Theresa May e dal ministro della Difesa Gavin Williamson, cioè che fosse «molto probabile» che la responsabilità fosse russa e che «non c’è una spiegazione alternativa».

L’ambasciatore russo ha ribadito che ancora non ci sono prove certe; alla Bbc, Alexander Jakovenko ha specificato che «Purtroppo, non abbiamo la dichiarazione ufficiale da parte britannica». Ha poi chiesto un incontro con il neoministro degli Esteri Jeremy Hunt.