Che nelle Marche manchino i medici non è un mistero per nessuno. Nemmeno per l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini (Lega), che ormai lo ripete ogni due per tre e ha chiesto e ottenuto l’invio di due medici militari per il pronto soccorso di Civitanova Marche, la stessa città dove ci sarebbe il Covid hospital costruito da Guido Bertolaso, inattivo dall’estate scorsa.

L’ammissione della Regione, però, non risolve di per sé il problema, anzi lascia per lo più perplessi medici e infermieri, che vorrebbero risposte concrete, ovvero un tavolo tecnico. Dice Fabiola Fini, segretaria del Sindacato Medici Marche: «Attualmente abbiamo sul territorio regionale solo 33 postazioni medicalizzate effettive 24 ore al giorno, e per ogni postazione sono necessari 5,5 medici per garantire ferie e malattie, pertanto sarebbero necessari almeno 180 medici per il solo 118, ma non li abbiamo». A mancarne all’appello, secondo la stima del sindacato, sarebbero 50, in crescita visti i pensionamenti previsti da qui ai prossimi mesi. «Il sistema di emergenza territoriale è vicino al collasso, non possiamo attendere», dice ancora Fini.

Il problema della carenza del personale è ormai storico per le Marche, in una situazione che si trascina in avanti da un decennio abbondante: basti pensare che, tra il 2010 e il 2018, sui territori sono stati chiusi 13 ospedali, per un totale di 1.300 posti letto perduti. Dettagli che avrebbero fatto comodo in questo periodo di pandemia, ma il problema non riguarda solo la disponibilità fisica di postazioni, quanto il personale che occorre per renderle operative.

Si tratta di un tema che da diverse settimane sta sollevando, in sostanziale solitudine, l’ex dirigente medico regionale Claudio Maffei. Se, infatti, il numero di posti letto di terapia intensiva comunicati dalla Regione al ministero della Sanità è 254, quelli effettivi sarebbero molti meno. In linea teorica, un posto letto, per potersi definire tale, dovrebbe essere già attivo o, quantomeno, attivabile nel giro di 48 ore. «C’è però un fatto implicito – sostiene Mattei -, questi posti dovrebbero diventare operativi senza che si debbano ridurre le altre attività ospedaliere. Al pari di altre regioni, le Marche comunicano i posti letto idonei ma senza personale».

Interrogazioni in consiglio regionale e alla Camera non hanno aiutato a dirimere la questione, che viene puntualmente elusa dal governo regionale. «Eppure non serve il genio della lampada per capire che non è possibile che le Marche si ritrovino ad avere più del doppio dei posti letto rispetto a prima della pandemia – prosegue Mattei -. Non ci sono state abbastanza assunzioni, quindi è chiaro che questi posti letto rendono impossibile lo svolgimento di altre attività. Quello dei posti in terapia intensiva sembra un problema statistico, ma in realtà si tratta di una questione organizzativa molto importante. Questi numeri non servono a dire se si è stati bravi o meno, ma a capire se il sistema regge. Mi sembra che questo tema venga trattato dalla Regione con eccessiva superficialità».