Sono state cause di natura tecnica a portare al disfacimento dell’edificio. Così il gup del Tribunale dell’Aquila, Giuseppe Grieco, motiva la sentenza di condanna del 16 febbraio scorso sul crollo della Casa dello studente a L’Aquila sotto i cui detriti sono morti otto ragazzi. Quattro anni di carcere erano stati inflitti a Bernardino Pace, a Pietro Centofanti e a Tancredi Rossicone, tecnici autori delle ristrutturazioni eseguite nel 2000 e che, secondo l’accusa, avrebbero ulteriormente indebolito la palazzina, un ex magazzino che già presentava vizi di costruzione all’epoca della realizzazione, negli anni Sessanta. Due anni e mezzo, invece, erano stati dati a Pietro Sebastiani, tecnico dell’Azienda per il diritto agli studi universitari che, viene sottolineato, «non ha provveduto a fare il collaudo statico dell’immobile».

«La prima considerazione da fare – evidenzia il giudice – è sulla riscontrata gravissima carenza contenuta nel progetto originario dell’ingegnere Claudio Botta. Elaborati che – prosegue – sono risultati connotati da una sconcertante superficialità ed incompletezza, ravvisabili nel mancato calcolo e nel calcolo errato dell’azione sismica sulla struttura». Tutto ciò è ampiamente riconosciuto dal consulente, Maria Gabriella Mulas. «Macroscopici errori – afferma Grieco – drammaticamente assurti al ruolo di immediata e diretta causa del crollo a distanza di oltre cinquant’anni dal momento in cui furono commessi.

È evidente – si legge nelle motivazioni – che se non ci fosse stata la scossa sismica del 6 aprile 2009, quegli errori non avrebbero determinato, verosimilmente, nessun problema per ulteriori cinquant’anni. Viceversa, il forte scuotimento provocato dal terremoto su un edificio così pesantemente vulnerabile, ha costituito la genesi della tragedia: se il palazzo Angelini, poi divenuto Casa dello studente, non avesse subito alcun tipo di intervento successivo, si sarebbe potuto affermare che l’azione combinata del sisma e dell’errore umano costituivano le cause uniche e sufficienti per spiegare quanto accaduto». Invece lavori di restauro successivi ci sono stati e sono risultati deleteri per il «crollo dell’ala nord». Sono stati «soldi gettati nella spazzatura».

Interventi che hanno fiaccato la Casa dello studente che nel tempo è stata trasformata da edificio con appartamenti, «in una struttura alberghiera, munita di tutte le relative dotazioni, rimanendo tuttavia identico all’originale per ciò che attiene alle sue componenti statiche, rispetto alle quali né i tre progettisti, né il collaudatore si sono posti il problema se quello che era stato realizzato, con le radicali e totali modificazioni conseguitene, fosse ancora compatibile con quanto era stato originariamente progettato».

I tecnici «hanno colpevolmente e reiteratamente ignorato tutte le prescrizioni» in un terremoto che «non era affatto imprevedibile» e che è stato «non eccezionale per il territorio, assolutamente in linea con la sismicità storica dell’area».