La Cassazione conferma le condanne per il crollo della Casa dello studente de L’Aquila, nel quale persero la vita otto giovani universitari, avvenuto durante il terremoto del 6 aprile 2009. Rigettata la richiesta del sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione, Oscar Cedrangolo, che aveva proposto di fatto la rideterminazione della pena tramite un nuovo dibattimento, il collegio giudicante ha invece confermato la condanna d’Appello a quattro anni di reclusione per i tecnici Pietro Centofanti, Berardino Pace e Tancredi Rossicone, che avevano curato nel 2000 la ristrutturazione dell’immobile di via XX Settembre, e a due anni e sei mesi per Pietro Sebastiani che era il presidente della Commissione di collaudo. Il processo si è celebrato dinanzi alla Quarta sezione penale, la stessa che martedì a Perugia ha annullato con rinvio la sentenza per il crollo di Via D’Annunzio, dove morirono 13 persone, e che giudicherà nei processi sugli altri crolli di palazzi privati, tutti a rischio prescrizione che scatterà il 6 ottobre 2016.

La condanne confermate vennero comminate dalla Corte di Appello di L’Aquila nell’aprile 2015 che considerò gli imputati responsabili di avere dato, in cooperazione, un «contributo causale al crollo per i reati di disastro colposo, crollo di edificio, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime». Parallelamente è in corso anche la causa civile. I familiari delle vittime chiedono circa 6 milioni di euro di risarcimento. L’udienza del 23 febbraio scorso, promossa contro Regione Abruzzo e Adsu da Wania Della Vigna in rappresentanza di alcune parti civili, è slittata a giugno, tra le proteste. Ieri invece il pronunciamento della Cassazione annunciato dal presidente del collegio giudicante, Rocco Blaiotta, è stato accolto con scene di commozione dal Comitato familiari vittime Casa dello studente e da numerosi famigliari e legali di parte civile presenti in aula.