Un piano triennale di assunzioni in ruolo per 133 mila docenti precari a partire dal 2014, valutazione delle prestazioni professionali degli insegnanti collegato al «merito» e non più all’anzianità della carriera, finanziamento pubblico alle 13.657 scuole paritarie di ogni grado (l’1,2% della spesa per le scuole statali), come se il referendum di Bologna non avesse mandato un segnale in senso diametralmente opposto. Sono le linee guida dell’azione ministeriale che Maria Chiara Carrozza ha esposto ieri durante un’audizione alle commissioni cultura di Camera e Senato. Il ministro dell’Istruzione ha riaffermato l’intenzione del suo predecessore Profumo di bloccare l’emorragia degli abbandoni scolastici oggi al 18,2% contro il 13,4% europeo con tassi altissimi nel Mezzogiorno. Sostiene di volere investire 350 milioni di euro sull’edilizia scolastica creando un «fondo unico» e di riaprire le ganasce della spending review 2012 per assumere i precari all’università, ma solo negli atenei «virtuosi», cioè quelli che sono sotto la soglia del 90% nel rapporto tra i fondi governativi e le spese per il personale. Il nuovo corso di Viale Trastevere comporterà un’altra discontinuità con la stagione gelminiana. La «logica dei tagli lineari» sarà abbandonata e il taglio di 300 milioni di euro che ha messo a rischio di commissariamento 20 atenei sarà recuperato ricorrendo all’«autofinanziamento» degli atenei. Il ministro non ha tuttavia chiarito di cosa si tratti nè ha spiegato dove e quando troverà i soldi per rimediare al taglio di 8,5 miliardi di euro alla scuola e di 1,4 miliardi all’università. L’impressione è che la maggioranza «larghe intese» li consideri irreversibili e si sia avviata ad amministrare un futuro di risorse decrescenti allocandole agli atenei e alle scuole «meritevoli» che risponderanno meglio alla «cultura del rendere conto». In inglese tale cultura si chiama «benchmarking» ed è l’altra faccia della meritocrazia da Gelmini e Profumo. Questa parola è un conio neoliberista e può essere tradotta con «valutazione», ma anche con gestione aziendale delle risorse residuali assegnate dallo Stato all’istruzione. Questo compito spetterà agli atenei e alle scuole e non più solo alla megamacchina dell’Anvur, l’ente creato da Fabio Mussi e perfezionato da Gelmini, che si è trasformato in una burocrazia soffocante. Quello del governo è un moderato riformismo neoliberale che prevede anche l’aumento dei fondi per il diritto allo studio e alle residenze, ma non il cambiamento dei criteri «meritocratici» che fanno temere agli studenti della Rete della conoscenza l’istituzione di un sistema «sanzionatorio e non oggettivo». La Flc-Cgil apprezza il ministro, ma avverte che le carriere del personale non possono essere riformate al di fuori del contratto nazionale. L’Anief chiede l’assunzione dei precari della scuola nel rispetto della direttiva europea che ha messo in mora il nostro paese.