Caro Nicola Zingaretti,
premetto che non siamo assolutamente sulla stessa lunghezza d’onda su argomenti molto importanti e strategici per provare a costruire davvero una politica di lungo respiro proiettata al futuro: tutela dell’ambiente, difesa ferma degli spazi democratici, critica alle grandi opere, attenzione vera alla manutenzione del territorio, ecc..

Detto questo mi permetto di invadere il campo del Pd, a cui non ho mai appartenuto, per dichiarare che l’unica possibilità da spendere per provare a risollevarsi e dare al Paese una rappresentanza politica che provi, sul fronte istituzionale, a fare da argine ad un centrodestra sempre più preoccupante è la sua vittoria alle primarie. Ritengo, per la mia posizione sempre più radicata nel cuore dei territori e nei conflitti che ne scaturiscono, che il Pd da solo però non servirà a nulla se continuerà a fare il verso a politiche culturalmente destrorse invece di buttarsi a capofitto nel ritessere con la sinistra, anche la più radicale, un dialogo costruttivo capace di riconnettersi, nel suo insieme, con le vere sofferenze sociali e con la critica ad un modello di sviluppo che è arrivato davvero al capolinea e non perché lo dicono gli ambientalisti ma perché è una delle poche verità che contraddistinguono la nostra epoca: in questo campo non bastano i proclami, bisogna mettere in campo politiche serie e risorse.

So benissimo di appartenere ad una minoranza che molti ritengono appassionata e combattente ma che non sposta i grandi consensi: è un aspetto che non mi preoccupa perché ho davanti al mio sguardo la necessità di provare, per quello che posso, a costruire un futuro diverso. Bisogna farla finita di elogiare preti coraggio delle periferie romane, quelle abbandonate completamente dalla sinistra, per poi andare nella parte opposta: ecco dovresti avere il coraggio di rilanciare un partito che riparte davvero dai temi che quelle persone straordinarie hanno messo sul tappeto da sempre non parlando degli ultimi ma stando davvero dentro le loro storie.

La vicenda dei pastori sardi è emblematica di come una grossa parte della sinistra sia stata complice di un modello di sviluppo devastante: il problema degli allevatori sardi ed in generale dei piccoli produttori agricoli è storia vecchia da sempre ignorata. Se oggi la protesta esplode con più forza è perché il livello del conflitto sociale ha superato l’asticella della sopportazione, e non solo in Italia. È facile elogiare Don Ciotti a parole o abbracciare teoricamente le battaglie sui cambiamenti climatici quando i disastri avvengono in altre zone del Pianeta e non agire, anche in ambito regionale, per mettere al centro risparmio energetico e fonti rinnovabili ed una politica sulle aree protette che metta al centro la tutela del territorio.

Un partito nuovo che mette al centro della scena la politica ambientale, la solidarietà, la giustizia sociale e l’ascolto vero dei territori mettendoci cuore, mente e corpo ha bisogno di superare il vizio del correntismo, magari perdendo anche qualche grande portatore di voti che però appartiene a vecchie logiche di potere.

Allora bisogna ripartire dalle competenze, da chi ha dato tanto al partito in termini di correttezza provando ad innovare, mettendoci tanta passione: guardare al merito e non alla fedeltà. Alcune persone tra quelle che stimo stanno attivamente nel tuo progetto come ad esempio Marta Bonafoni e Daniela Bianchi ma poi ne ho conosciuti altri come Paolo Masini ed Estella Marino che meriterebbero un ruolo molto più importante di quello che hanno al momento. Ci sono poi quelli che venivano dalla tua storia ma che oggi hanno fatto altre scelte come Adriano Labbucci.

Insomma concludo dicendo che io rimarrò fuori dai partiti a fare battaglie di territorio che provano a disegnare un altro modello socio economico e culturale ma mi auguro che, se il Pd vorrà davvero cambiare, lo faccia con coraggio. Buone primarie.