«Caro segretario, mi spiace ma voto No». La pagina Facebook di Nicola Zingaretti -dopo l’intervista in cui il segretario del Pd ha schierato il partito per il Sì al referendum- si è trasformata in uno sfogatoio di iscritti e simpatizzanti. Quasi duemila i commenti in poche ore. Niente toni bruschi, o insulti così frequenti sui social. Ma in larga parte ragionamenti e rispetto per Zingaretti. Con una chiara divergenza politica: non c’è fiducia nell’idea che un domani potranno arrivare i correttivi chiesti dai dem, a partire da una nuova legge elettorale. E così prevale l’idea di non firmare una «cambiale in bianco».

«Non si scambia il sostegno a un governo con una riforma che mina la nostra democrazia», scrive Diego Zanotti. «È la Costituzione, mica la lista della spesa», avverte Marco Piazza. «Non è diminuendo il numero degli eletti che migliora il funzionamento delle istituzioni», rincara Bruna Viola. «Il punto di merito è che la riforma elettorale non c’è. E dubito che ci sarà tra 20 giorni. Dovrebbe ben saperlo anche lei», ricorda Paola Propana. «Caro mio segretario, i grillini non hanno alcuna intenzione di onorare quell’accordo. Non lo dico io, ma i fatti», scrive Mauro D’Achille.

Molti propongono di abbassare lo stipendio dei parlamentari, non il loro numero. Fabrizio Vasconi chiede a Zingaretti di consultare la base: «Segretario, ci ascolti, e faccia un ragionamento serio sul No». Salvatore Salerno sollecita la libertà di coscienza: «Caro segretario, tu puoi anche votare Si per una presunta correttezza personale verso Di Maio. Lascia però a tutti quelli di sinistra e che mantengono i valori la facoltà di votare No». «Da elettore del Pd voto No perché è una riforma fatta male e senza nessuna garanzia», dice Tanis Mezzelfo. Anna Maria Tononi è lapidaria: «Il Pd sta scherzando col fuoco…».