Ma qual è la linea politica di Sel? Trovo lecita questa domanda, visto che più che una linea noi abbiamo una curva a zig zag, con ambiguità di fondo che ogni iscritto, ogni militante, gli stessi elettori e l’insieme del gruppo dirigente allargato hanno il diritto di conoscere: la linea è quella del documento congressuale «con Tsipras ma non contro Schulz»? Quella della collocazione nel socialismo europeo? Che dava mandato al Coordinamento nazionale di valutare le condizioni di una lista di scopo con gli intellettuali? Oppure quella che si è agita in campagna elettorale per la costituente di un soggetto unitario dalla sinistra di alternativa? La linea è quella dell’ultima assemblea nazionale, dove si rilanciava la necessità della ricostruzione del centrosinistra e la necessità di interloquire con il Pd e con Renzi, per sfidarlo su alcune grandi questioni, lasciando libero il gruppo parlamentare di discutere e decidere come votare sul decreto Irpef ? Oppure la linea è la “comunicazione” di Vendola che ha dato dei sabotatori ai deputati che avevano assunto democraticamente di votare a favore? Insomma che vuol dire terra di mezzo? Vuol dire campo del centrosinistra e ponte con tutte le vertenze e i movimenti,perché in quel campo trovino cittadinanza? Oppure vuol dire costruzione del campo della sinistra di alternativa al centro sinistra, e magari poi all’occorrenza, per opportunismo elettorale, stringere alleanze con il Pd? Vuol dire l’antica pratica di fare le alleanze in periferia e l’opposizione al governo nazionale?

Domande «cretine», alle quali però bisognerà rispondere.

Trovo singolare esprimere soddisfazione per il risultato della lista Tsipras, modesto, che non è solo nostro, che non ha portato in parlamento europeo nessuno di Sel (ciò non dovuto solo all’atteggiamento della Spinelli, ma anche e soprattutto perché moltissimi dirigenti di Sel non hanno fatto votare i candidati di Sel, vedasi composizione geografica delle preferenze) ma anche e soprattutto perché la maggioranza degli elettori di Sel non hanno votato la lista Tsipras. Sel non si è presentata alle elezioni, dopo cinque anni dalla sua nascita. Non si consolida e non cresce elettoralmente; la media dei risultati delle amministrative è il 2,5%. Il problema c’è e di certo non è il gruppo parlamentare: anzi grazie a Gennaro, Titti e Claudio, oggi forse in tanti aprono gli occhi. Sel come progetto politico ha fallito ed è forse finito; lo dicono i numeri, di ciò è consapevole il gruppo dirigente che infatti ha scelto di non partecipare alle elezioni con il simbolo. Altro che terra di mezzo: ha ragione Airaudo, questa terra di mezzo non esiste, c’è da scegliere se tornare allo spirito originario che considerava le primarie il terreno su cui sfidare il Pd per l’egemonia, che parlava al popolo anche del Pd, perché veniva ritenuto «anche il nostro popolo», oppure la costruzione della sinistra di alternativa, che può passare o dalla costituente tsiprassiana o dalla trasformazione della stessa Sel in forza radicale e alternativa.

Credo sia legittimo chiedere qual è la linea e credo che non possa essere determinata di volta in volta da Vendola, al quale siamo tutti grati. Ma Sel non può essere un partito leaderistico e non si può tollerare che i compagni vengano trattati come sono stati trattati i deputati\e nell’ultima “comunicazione” del leader.

Solo un congresso stabilisce la linea di un partito e il congresso non ha stabilito una linea di fondo: qual è il nostro campo? E, ammesso che io sia in minoranza (anche se ormai tantissimi compagni si sono allontanati e come dimostrano i dati e la conoscenza del territorio sono ovunque fuori da Sel), la mia posizione politica ha ancora possibilità di essere agita o sarò accusata di scissionismo? Quindi caro compagno Mussi, aldilà dei paternalismi, della finta unità o delle finte dimissioni, io preferisco chiarezza. Solo così la richiesta di prendere tempo può essere accolta.

* Deputata Sel