Caro bar,

è da quasi sei settimane che non ci vediamo e mi manchi, come manchi a tante e tanti di noi. La nostra storia d’amore è iniziata molti anni fa e ha coinciso con il mio arrivo nella metropoli perché una città senza bar non è una città. Da allora, non c’è stato inizio giornata senza di te. Soprattutto, mi sei diventato indispensabile quando ho cominciato a lavorare da casa perché da allora sei stato la mia finestra sul mondo di inizio giornata, la mia pausa caffè di mezza mattina, la mia scusa per uscire a fare due passi, il mio luogo di incontri casuali o programmati, la mia postazione da cui osservare la varia umanità che da te passa veloce, si dà appuntamento, chiacchiera, scrocca la lettura del giornale, vede gli amici, insomma tutto ciò che compone il cinema della vita.

Nei miei primi tempi a Milano pochi dei tuoi simili erano accoglienti e pensati per far sedere la gente, poi avete imparato mettendo tavolini e dehors. Purtroppo, per ottimizzare gli affari, molti di voi avevano anche adottato il pessimo andazzo della brioche surgelata e per questo mi ero fatta una mappa personale dei bar preferiti che dovevano avere spazio per sedersi e cornetti di pasticceria. Com’era bello la mattina uscire, andare all’edicola e poi entrare da te, salutare il barista che, conoscendoti, sapeva già che tipo di caffè preparare, scegliere un tavolo, sedersi e fare colazione leggendo i giornali.

Da te mi sono venute idee, spunti per storie, ho letto libri e scritto capitoli. Con te ho anche viaggiato conoscendo le tue svariate versioni. I caffè con dehors di Parigi, il Rémor di Ginevra sempre affollato di universitari, i bar sulle piazze, sotto i portici, lungo il mare o fra le strette strade di centri storici italiani, il chiacchiericcio incessante che movimenta le notti spagnole, gli stupefacenti dolci a di certi bar sperduti nella campagna portoghese. E poi ci sono loro, i caffè delle piazze greche all’ombra di un platano.  Un mio amico dice che quando chiudono i bar la società è sull’orlo del baratro. Temo abbia ragione e per questo ti aspetto e ti penso, caro bar, soprattutto quando bevo il mio solitario caffè casalingo.