Sul declinare di un’estate mai così fitta di concerti, sold out o presunti tali, organizzati in ogni anfratto della penisola, l’incontro della strana coppia formata da Carmen Consoli e Elvis Costello per tre appuntamenti – il 30 all’Auditorium di Roma, ieri sera a Palermo al teatro di Verdura  e a chiudere il 31 agosto al Castello Sforzesco di Milano – è quello che suscita maggiore curiosità. Due anime musicali dal curriculum inevitabilmente diverso ma accomunate da una curiosità per le novità e per le collaborazioni che non hanno eguali. Il londinese   – ma con nonna di origini italiane – Declan McManus al rock ha consacrato la prima parte della sua vita, non a caso i suoi esordi in pieno ciclone punk, scegliendo come nome quello del re del rock’n’roll. Ma il punk Elvis lo cavalca con furbizia, nell’esordio vincente di My Aim is true c’è già tutta la sua capacità di scrivere grandi canzoni, e li dentro una gemma come Alison non può che risplendere. Poi dedicherà tutta la sua carriera- fra lavori rock e operazioni decisamente colte.

Elvis Costello, foto Musacchio/Ianniello/Pasqualini/Fucilla-Parco della Musica

VINCE un Grammy e due volte in nomination ai Brit Award. Dicevamo delle collaborazioni, tante e diverse fra loro: Chet Baker, Brian Eno, Paul Mc Cartney e un album capolavoro inciso in coppia con Burt Bacharach – Painted from Memory, 1998.  Carmen con Elvis ha in comune il tocco geniale, il brano che non ti aspetti e l ‘intelligenza musicale – dote rara – che l’hanno portata dalla scena rock blues catanese al palcoscenico di Sanremo prima di prendere una sua personalissima strada dove si staglia la sua personale voce, altissima, nasale e singhiozzante che divide da sempre; o la ami o la odi. Elvis e Carmen si conoscono dalla fine degli anni novanta, entrambi ospiti al Roxy Bar, ma la ‘passione’ artistica nasce a New York, Carmen suona in un club e Elvis – a sua insaputa – la viene a vedere e poi si complimenta con lei nei camerini.

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Carmen Consoli: «Canto l’importanza del valore extrasociale del sogno»L’IMPIANTO  del lungo live set  è un excursus nelle rispettive carriere: diviso in tre parti vede Carmen salire per prima sul palco e proporre in sessanta in minuti un ricco ‘bignami’ del suo repertorio, da Amore di plastica che la rivela a Sanremo nel 1995 passando per Confusa e felice, Parole di burro, Ultimo bacio che è colonna sonora non solo del film di Gabriele Muccino, ma anche generazionale. Geisha – il brano che conquistò Elvis e Mio zio, ironica e al contempo drammatica cronaca di una molestia familiare ripetuta nel tempo – e che Carmen introduce proprio citando la tragica e recente attualità.

Carmen Consoli, foto Musacchio/Ianniello/Pasqualini/Fucilla-Parco della Musica

LUNGHI APPLAUSI  del pubblico che accoglie l’ingresso di Elvis Costello, accompagnato al piano da Steve Nieve, per il secondo atto del live. Un’ora e dieci minuti di concerto per il cantautore britannico che si muove avanti e indietro nel tempo, con gusto assoluto e personale:  dalla sua versione di She del 1999, nella colonna sonora del film Notting Hill, accanto a uno dei capolavori della sua carriera: Almost blue, per chiudere sulle note distorte e abbacinanti di una lunga, ipnotica versione di I want you. I due artisti insieme per il terzo set conclusivo dove spicca l’omaggio a Franco Battiato e la celebre  Centro di gravità permanente – con Elvis protagonista in un volenteroso italiano ma implacabile nel ritornello, capace di riscrivere in poche prove anche parte del testo di Le cose di sempre – brano estratto dal recente album della cantastessa catanese, Volevo essere una rockstar – o volare alto  sulle note di Please stay, estratto da uno dei dischi più scoppiettanti dell’artista londinese, Kojak (1995). Tre ore di concerto di assoluto livello, inevitabile l’ovazione finale.