Visioni

Carlo Conti, un Sanremo nazional popolare

Carlo Conti, un Sanremo nazional popolareda sinistra Viriginia Raffaele, Carlo Conti, Madalina Ghenea e Gabriel Garko

Televisione Presentazione delle cinque giornate (9-13 febbraio) del festival. Affiancano il conduttore Gabriel Garko, Virginia Raffaele e Madalina Ghene, ospiti Pooh, Eros Ramazzotti e Laura Pausini

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 13 gennaio 2016

Se bisogna morire nazional popolari, che almeno lo si faccia con tutti i crismi. E Carlo Conti – sotto questo punto di vista – è una sicurezza in materia. E se già la composizione del cast dell’edizione 2016 del Festival di Sanremo – con un overdose di voci provenienti dai talent, qualche attempata star in odor di naftalina e un pizzico di follia sui generis (Elio e le storie tese), aveva fugato ogni speranza di (timide) trasgressioni al cliché festivaliero, la presentazione delle cinque giornate (9-13 febbraio) della maratona tv in diretta «streaming» dal Casino delle feste, ha fugato ogni dubbio.

Ma con qualche piccola sorpresa perché fra i nomi circolati nei giorni scorsi, certo nessuno aveva in mente che ad affiancare Conti sul palco, venisse scelto Gabriel Garko, il bellone dei teleromanzi trashcult con Manuela Arcuri. Era dai tempi dell’ultimo Sanremo condotto da Mike Bongiorno, anno di grazia 1997, che non si vedeva un maschietto accanto al conduttore di turno.

All’epoca fu Piero Chiambretti: «Ma in quel caso si trattava di una spalla comica, qui saremo quattro co-conduttori – sottolinea Conti, che ha già ricevuto il mandato per una terza direzione artistica (a meno di tracolli negli ascolti. Fazio docet…) – ognuno avrà il suo spazio e se necessario io farò un passo indietro». Certo il festivalone non rinuncia alla compagnia femminile, insieme ai due maschietti a pareggiare il quartetto l’attrice, comica e imitatrice Virginia Raffaele (strepitosa la sua Vanoni alticcia nella passata edizione) e Madalina Ghenea, lanciata da Sorrentino in Youth (è lei che si immerge nella piscina come mamma l’ha fatta).

Capitolo ospiti all’insegna delle popstar nostrane perché nel tempio del «nazionale popolare» spuntano le ultime due stelle capaci di vendere dischi (anche all’estero) lanciate da qui: Laura Pausini e Eros Ramazzotti. E non ci si fa mancare proprio nulla, nemmeno i Pooh (che Sanremo l’hanno vinto nel 1990 con Uomini soli) compreso il transfugo (circa dieci lustri fa o giù di lì) Riccardo Fogli (fatale fu la liaison con Patty Pravo), a presentare il tour dell’addio (ma ci credete?) che coprirà alcuni stadi della penisola, e Renato Zero: «E faremo di tutto – dice il conduttore toscano – , dopo la campagna social (sì, incredibile ma è tutto vero, ndr), per avere anche Cristina D’Avena».

Non ci si sbilancia sugli ospiti internazionali, costano tanto e il budget di viale Mazzini (16 milioni di euro, come l’anno scorso) non ammette deroghe: «ci stiamo lavorando», chiosa Conti. Tornerà il dopofestival – ed era cosa nota da qualche settimana- mentre il meccanismo resta sostanzialmente invariato. Unica eccezione il venerdì, la serata dedicata alle cover, quando verranno comunicate le ultime 5 canzoni in gara. Una, grazie al televoto, sarà ripescata per la finale di sabato. Infine, capitolo sicurezza: il rischio attentati ha suggerito all’organizzazione molti controlli e l’accesso all’Ariston possibile solo con biglietti nominali.

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